L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto. (Goethe)

lunedì 7 gennaio 2008

30 anni .... e siamo ancora qui.....per ricordare

ONORE AI CADUTI DI ACCA LARENTIA

7 Gennaio 1978 - Come spesso accadeva in quegli anni, la giornata stava trascorrendo in un clima abbastanza teso. Alle 18.20 circa, un gruppo di militanti del Fronte della Gioventù esce dalla sezione di Acca Larenzia per andare a fare un volantinaggio. Immediatamente un commando di 5 o 6 persone (in seguito l'attentato sarà rivendicato dal Nucleo armato per il contropotere territoriale) apre il fuoco contro i ragazzi del Fronte.
Franco Bigonzetti è il primo ad essere colpito. Un altro ragazzo, ferito ad un braccio, riesce a rientrare in sezione e si chiude dentro. Gli altri si gettano a terra, ma il commando spara di nuovo e colpisce Francesco Ciavatta, che stava tentando di salire sulle scalinate a fianco del portone della sezione. Cade a terra. Morirà poco dopo in ambulanza. Alla notizia dell'agguato, costato la vita a due ragazzi, due militanti poco più che ventenni, davanti alla sezione di Acca Larenzia si raduna una gran folla: forze dell'ordine, membri del partito, giornalisti, ma soprattutto giovani, i camerati dei ragazzi uccisi, forse quelli colpiti più da vicino da quel gesto folle.
La foto sotto riportata ci documenta proprio questi momenti.
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Quello che di preciso successe dopo, ancora non si riesce a capire con sicurezza. C'è chi parla di un presunto provocatore con un impermeabile bianco, che staccatosi dalle fila, lanciò un sasso verso il cordone dei carabinieri, scatenando una esagerata reazione di quest'ultimi; c'è chi dice che i giovani presenti sul luogo inizio a urlare slogan contro carabinieri e celere, provocando la loro eventualmente insensata reazione; c'è chi parla di un giornalista ed un cameramen che, dopo aver percorso le tappe dell'agguato, si fermano davanti ad una macchia di sangue e uno dei due getta - non si sa se per non curanza o per disprezzo - un mozzicone di sigaretta nella pozza di sangue di Ciavatta, facendo insorgere i giovani e facendo scaturire l'intervento comunque esagerato delle forze dell' ordine.
Sta di fatto che il capitano Sivori, impugnata la sua pistola, cerca di sparare nel mucchio dei manifestanti, ma l'arma si inceppa. Si fa dare allora la pistola di un suo sottoposto, si inginocchia e prende bene la mira: questa volta i proiettoli partono, e viene colpito Stefano Recchioni che morirà dopo 48 ore di agonia (9 gennaio).
Di fronte al sacrificio estremo spesso ci si sente estremamente piccoli e inadeguati e qualunque cosa si dica o si faccia sembra sciocca. E’ difficile, ma noi vogliamo provarci lo stesso, seguendo quel filo rosso che ci lega a chi ha percorso prima di noi la strada sulla quale stiamo camminando. Quello che vorrei dire a Franco, Francesco, Stefano, Alberto e a tutti quelli che sono con loro nella verde valle lontana e senza tempo dalla quale ci stanno guardando, è che noi ci siamo. Con tutte le nostre debolezze, con la stanchezza e lo scoraggiamento che a volte si fanno davvero pesanti, con piccoli sacrifici quotidiani, che non sono niente se paragonati al loro. Ci siamo, e continuiamo, nel nostro mondo e nel nostro tempo, a percorrere la strada che prima di noi ha visto i loro passi svelti attraversare la vita, consapevoli del fatto che abbiamo scelto di vivere un ideale che va oltre il tempo e oltre la storia, un ideale che ha vissuto in loro e che ora vive in noi.

CAMERATA FRANCO BIGONZETTI PRESENTE!
CAMERATA FRANCESCO CIAVATTA PRESENTE!
CAMERATA STEFANO RECCHIONI PRESENTE!

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