L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto. (Goethe)

venerdì 20 luglio 2007

martedì 17 luglio 2007

Nel Ricordo non lo hanno ucciso !!!

FUORI LA MAFIA.........
DAI PARTITI, DALLE ISTITUZIONI, DALLA SOCIETA'

19 Luglio 1992 - 19 Luglio 2007

"Se la gioventù le negherà il consenso, anche la onnipotente, misteriosa mafia svanirà come un incubo." Paolo Borsellino




Sono passati 15 anni da quel 19 Luglio del 1992, quando in un caldo pomeriggio la mafia decise di porre fine alla vita del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. Via d'Amelio sobbalzò, tutta Palermo sobbalzò e tutta la Sicilia sentì quel terribbile botto. Dopo Falcone anche Borsellinò spirò....
Lo sgomento fu tanto, il senso d'impotenza ancor di più, la mafia pensò di aver dato lo scacco matto dando un segno inequivocabile, pensò di aver imposto definitamente la sua forza e di aver ulteriormente allargato i suoi tentacoli. Ma non fu cosi, quel giorno molti siciliani reagirono, si resesero conto che la Mafia andava combattuta fino in fondo. Quella strage colpì in particiolar modo quelli come me che appena adolescenti si trovavano davanti ad una prospettiva inquitante, davanti ad un mondo che non era più il loro, si trovarono catapultati ad essere la nuova avanguardia, la nuova linfa e i novelli atreju che dovevano sconfiggere il nulla che avanzava. Certo la sfida era ardua, era difficile cercare di cambiare un mondo che non voleva cambiare, ma c'erano loro Giovanni,Paolo, Ninni,Rocco,Peppino,ecc. il loro sacrificio era una valore troppo forte per non essere considerato, il loro ricordo era un monito a proseguire la battaglia, la guerra andava vinta.
Certo non tutti accettarono la sfida, ma una cosa è certa da quel giorno qualcosa è cambiato.......
"Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell’aldilà. Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento...Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno" Se muoio adesso il mio compito l’ho svolto.

sabato 14 luglio 2007

Diregiovani: video intervista a Giorgia Meloni

Due chiacchiere con Giorgia Meloni

pensieri, progetti e idee della vicepresidente della camera dei deputati

Guarda

IO CI CREDO !!!!!!!!!!

«Storace torni in An, è quella la vera destra»

Dal Messaggero di oggi, edizione nazionale, pagina 8.

Rampelli: «Basta lezioni sulla nostra cultura politica, il partito non vuole vittorie senza di te»

Caro Storace,
se una persona con la tua storia esibisce un “bisogno di destra” penso debba essere considerata, così ho rivisto un pezzo della strada percorsa insieme e mi sono saliti alla gola alcuni quesiti…
E' stato di destra aver chiamato a far parte della Giunta regionale da te presieduta l'allora consigliere del Cdu Giulio Gargano, contro le indicazioni del suo partito dell'epoca e promuoverlo poi assessore ai trasporti e lavori pubblici, conferendogli enorme credibilità? E' stato di destra, conoscendo il suo girovagare da un partito all'altro, farlo entrare in An? E' stato di destra imporre alla tua maggioranza di votarlo capogruppo subito dopo le elezioni, pochi mesi prima che fosse condannato?
E' stato di destra annullare tutti i tuoi impegni elettorali nelle elezioni politiche del 2001 perché Fini aveva designato nel collegio al Senato di Frosinone, un candidato diverso da quello che volevi tu?
E' stato di destra, sul tema della democrazia interna, pretendere il deferimento di tre dirigenti rei di aver chiesto con una lettera aperta ai militanti di poter discutere negli organi preposti l’opportunità della Lista Storace? Quando avevi il potere di costruire un partito partecipato nel Lazio ci siamo trovati prigionieri delle oligarchie… perché oggi che ti accingi a fondarne uno nuovo le regole dovrebbero essere diverse?
E' stato di destra sottrarre con la Lista Storace ad An buona parte di quel 7% di consensi raggiunti e dei 5 consiglieri regionali espressi, salvo poi constatare che uno solo è rimasto al suo posto mentre quattro hanno cambiato partito?
E' stato di destra negare spesso meritocrazia e capacità di raccogliere il consenso perseguendo troppe volte logiche di potere e di corrente?
E' stato di destra andare a fare il Ministro della Salute in seguito alla sconfitta, dopo l'accanimento con il quale accusasti Badaloni di tradire il mandato dei cittadini perché non rimase a fare il capo dell'opposizione e dopo che in campagna elettorale avevi giurato il contrario?
E' stato di destra recriminare sull’approvazione della mozione contro la faziosità dei libri di testo scolastici, salvo cavalcarla mediaticamente e non dargli, come era nel tuo mandato, il seguito che tutti aspettavano?
E' stato di destra attaccare costantemente Berlusconi e Fini facendo somigliare noi e la coalizione ai nostri litigiosissimi avversari, salvo ora riscoprire il valore del Cavaliere? Come mai questa improvvisa conversione?
E’ di destra farsi eleggere senatore con An per poi fuoriuscirne senza dimettersi da Palazzo Madama, come se il seggio fosse proprietà privata e non degli elettori di An?
E' di destra appropriarsi della fiaccola della Giovane Italia, del Fronte della Gioventù e di Azione Giovani adottandola come simbolo del tuo nuovo partito, dimostrando disprezzo per tutto ciò che rappresenta? Nessuno ha mai strumentalizzato - nella dialettica con An – quell’immagine. Ricordi, gioie e sofferenze si celano dietro di essa, insieme all’ingenuità e alla spensieratezza di decine di migliaia di ragazzi che hanno il diritto di essere lasciati in pace.
La risposta alla tua battuta riportata su un’intervista, caro Francesco, è sì. Sì, avresti dovuto metterci un’auto blu al posto della fiaccola come simbolo di questo nuovo partito, perché il numero di auto blu che la Regione Lazio ha avuto sotto il tuo Governatorato è stato davvero eccessivo. Mi permetto di farti presente che non è obbligatorio usarne (la vicepresidente della Camera Giorgia Meloni, alla quale ti rivolgi con insolita scortesia, ha scelto - diversamente da te - di non utilizzare questo ‘privilegio’ e ha scelto anche di non fare di questa abitudine propaganda). Le nostre sedi, i nostri comizi sono stati trasformati in quel periodo in luoghi circondati da quelle auto blu che dici di disprezzare, con stuolo di autisti, segretari e guardie del corpo. Mi avete fatto vergognare di essere di destra. Non hai avuto la responsabilità esclusiva di quella ‘degenerazione’

, te lo riconosco, ma una concorrente responsabilità oggettiva.
Sono argomenti che conosci, che ho provato a sottoporti già in passato quando momenti indimenticabili mi hanno dato la sensazione che, di lì a poco, avremmo cambiato il mondo. Non è andata così, purtroppo. Hai rappresentato per tanti una speranza e poi una delusione, ma questo non significa nulla perché nella storia delle persone e dei popoli niente è immobile, come ha dimostrato la tua irresistibile ascesa. Se sei davvero quel militante che affermi, rinuncia alla ribalta e ai fuochi d’artificio, sforzati di fare autocritica (è l’altra faccia della verità) e sarai accolto a braccia aperte nella comune famiglia che dici di voler abbandonare. Perché la persona che sta mollando gli ormeggi non è Francesco Storace, il caterpillar, il comunicatore, il ‘piccolo principe’ (appesantito da un po’ di pancia), ma la caricatura del Governatore. Lascia quel ricordo al suo destino, insieme all’autoritarismo, e torna ciò che sei stato, un esuberante e generoso ragazzo di destra. L’esperienza trascorsa ti renderebbe praticamente invulnerabile.
Sono stato duro, lo so, ma capisci che era insopportabile per molti di noi farsi dare “lezioni di destra”. Le mie sferzate erano e restano quelle di chi non vuole assistere a una nostra vittoria senza di te. Sarebbe una mezza sconfitta… Pensaci.
Fabio Rampelli

GRAZIE FABIO CON QUESTO ARTICOLO HAI RAPPRESENTATO IL PENSIERO DI UN INTERA COMUNITA', PER CHI IN QUESTI ANNI HA FATTO POLITICA CON TE SA' COSA VUOI DIRE CON QUESTO INCISO E SA CHE QUESTA REPLICA ERA DOVEROSA E LEGITTIMA, CON LA SPERANZA, CHE ANCHE STORACE CAPISCA CHE LA NOSTRA COMUNITA' (A.N.) DEVE ESSERE UNITA E MENO LITIGIOSA, NOI CONTINUIAMO A CREDERCI E A COMBATTERE IL NULLA CHE AVANZA......

venerdì 13 luglio 2007

Trenitalia BOIA !!!!!!

VERGOGNA NAZIONALE


Ormai non mi sorprendo più di niente, sono anni che viaggio sui treni e sono anni che vado incontro a mille disagi. Ormai andare tranquillamente in Sicilia è diventata un impresa, da qualche anno trenitalia, ha pensato un nuovo piano commerciale che consiste nell'aumentare i prezzi dei biglietti e diminuire i servizi minimi, certo il piano riguarda solo il sud, ma poco importa che migliaia di persone affrontano sacrifici per tornare a casa anche una sola volta all'anno. Infatti come già denunciato su questo blog
trenitalia ha deciso di risolvere i disservizi eliminando direttamente i treni con un piano che ha dell'incredibile e che lascerà la nostra amata regione, isolata e tagliata fuori dall'Europa.
Molti si sono già attivati per evitare questa scellerata decisione, ma non basta, bisogna lottare per difendere un nostro diritto, chiediamo solo di poter viaggiare in treni decenti(visti i prezzi) e di avere il servizio garantito in un paese civile che si affaccia a nuove tecnologie e innovazioni.
Questi disagi sono ormai la regola, lo dimostra un filmato esclusivo pubblicato oggi dal corriere.it che denuncia il treno della vergogna, l'espresso Milano-Palermo delle 19:45, questo treno, come denunciano i passeggeri è composto da carrozze fatiscenti, senza pulizia e senza aria condizionata.
Guardate e leggete il servizio scoprirete come si viaggia verso il "terzo mondo........."

mercoledì 11 luglio 2007

Vergogna Amato !!!!!!!

Il ministro dell'inteno Giuliano Amato, durante un convegno sull'Islam e l'integrazione, ha dichiarato che picchiare una donna è una tradizione siculo-pakistana.

L'intervento del ministro:

«Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. Ma c'è una tradizione siculo-pakistana che vuole far credere il contrario. Dobbiamo uscire da questa tradizione». A sottolinearlo è stato il ministro dell'Interno Giuliano Amato nel suo intervento al convegno su Islam e integrazione. L'ex premier ha ricordato come solo fino agli anni '70 in Sicilia c'erano costumi e tradizioni non molto distanti da quelli che ora in Italia sono importate dagli immigrati di alcuni gruppi musulmani.«Dobbiamo evitare di imputare a Dio - ha detto il responsabile del Viminale - il Dio dei cristiani e dei musulmani, che in realtà è lo stesso, ciò che è da imputare invece agli uomini». Secondo Amato quando parliamo degli immigrati, in particolare dei musulmani, bisogna evitare di considerarli dei «blocchi umani» piuttosto che singole persone. «Non esiste il concetto noi contro gli altri - ha precisato - Se lo deve cacciare fuori di testa tutto l'Occidente: ognuno di noi è diverso e questo è importante soprattutto quando si parla di Islam». Amato avverte: «Sono una minoranza ma comunque sono troppi, mi spiace dirlo, i miei concittadini che in nome dei valori cristiani vogliono respingere gli altri».

Frasi assurde che scatenano la reazione dei politici siciliani:

La prima a replicare è l'ex ministro di Forza Italia Stefania Prestigiacomo: «Il ministro Amato deve chiedere scusa ai siciliani, oppure lo querelo». E poi Vizzini, senatore di Forza Italia: «Sono certo che un uomo colto ed equilibrato come Amato saprà spiegare meglio il proprio pensiero rispetto a quanto riportato dalle agenzie a proposito della violenza sulle donne ed i siciliani». Il coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, Angelino Alfano ha detto di «non comprendere come mai il ministro Amato, peraltro di origini siciliane, abbia potuto asserire affermazioni così abnormi». Per il deputato di An Carmelo Briguglio si è tratta di «una caduta di stile e un atto di crassa ignoranza su costumi e tradizioni siciliane. Il ministro dell'Interno poteva risparmiarselo. Adesso si scusi con i cittadini dell'Isola».

NATURALMETE TUTTI NOI SICILIANI CI SENTIAMO OFFESI DALLE FRASI PRONUNCIATE DA UN MINISTRO DELLA REPUBBLICA, SIAMO STANCHI DI ESSERE ETICHETTATI CON LUOGHI COMUNI, SIAMO STANCHI DI ESSERE CONSIDERATI CITTADINI DI SERIE B E SIAMO STANCHI DI SUBIRE L'INDIFFERENZA DELLE ISTITUZIONI, IL POPOLO SICILIANO HA DATO TANTO A QUESTA NAZIONE E CONTINUA A LOTTARE PER CREARSI UN FUTURO MIGLIORE...... MA NON ACCETTIAMO PIù VESSAZIONI E MANCANZE DI RISPETTO......

Allarme violenza nella capitale...

"Nuovi volantini di brigatisti Roma ripiomba negli anni 70"

Una locandina con una stella a cinque punte e alcuni episodi di violenza politica fanno ripiombare Roma in un clima da «anni di piombo». Il più eclatante è il ritrovamento, domenica mattina a piazza Novella (nel quartiere Trieste-Salario), di un volantino affisso su un segnale stradale con la scritta «sparare per vivere, vivere per sparare», al centro il disegno di una P38 e sotto la stella delle Brigate Rosse. Inquietante anche la firma: «Nulla è finito», la stessa che si legge sul sito internet del «Soccorso rosso internazionale» (il movimento che aveva espresso solidarietà ai due presunti terroristi arrestati a Padova) nella foto in ricordo di Mario Galesi, il brigatista ucciso il 2 marzo 2006 in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine sul treno Roma-Firenze.
Molto probabilmente il volantino incriminato è comparso a piazza Novella sabato scorso: proprio lì infatti era transitato il corteo organizzato da associazioni e partiti della sinistra antagonista in seguito ai fatti avvenuti nella vicina Villa Ada lo scorso 28 giugno, quando un gruppo di giovani a volto coperto e armati di mazze aveva fatto irruzione gridando «duce, duce» mentre era in corso un concerto della «Banda Bassotti» (un gruppo vicino ai centri sociali), seminando il panico e provocando il ferimento di due persone. Una manifestazione ad alta tensione quella di sabato scorso, finita senza incidenti ma vissuta in un quartiere super-blindato perché il tragitto sfiorava un piazza storicamente di destra come piazza Vescovio, collocata a poche centinaia di metri da dove è stata ritrovata la locandina Br.
Ma a testimoniare il clima da anni Settanta che si respira nella Capitale contribuiscono altri due episodi: il primo alla Garbatella, dove la notte scorsa è stata lanciata una bomba carta contro il circolo di Forza Italia, frantumandone il vetro della porta d’ingresso. Il secondo a Tor Pignattara, nella notte tra sabato e domenica: qui i militanti del circolo di An e Azione Giovani hanno trovato la serranda imbrattata di simboli «rossi» e manifesti con le scritte «meno morti sul lavoro, più fascisti morti» o «fascisti come i prosciutti, tutti appesi». A firmare quest’ultimo atto, la sigla «Laboratorio rivoluzionario gatto selvaggio e falce e martello».

venerdì 6 luglio 2007

Giu' le mani dalla fiaccola......!!!!!!!

Giorgia Meloni interviene sul caso Storace
"Decisione non condivisibile ma rispettabile,
mostri lo stesso rispetto togliendo la fiaccola dal suo logo"
Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera dei Deputati e presidente nazionale di Azione Giovani dichiara in una nota: “Consideriamo non condivisibile la scelta di Francesco Storace di lasciare Alleanza nazionale ma la rispettiamo, come rispettiamo la sua storia. Proprio per questo però ci aspettiamo lo stesso rispetto per la nostra organizzazione giovanile”.

Storace sa bene che quella fiaccola, il simbolo che ha scelto per il suo nuovo movimento appartiene, storicamente ai giovani della destra, dalla Giovane Italia, al Fronte della Gioventù fino ad Azione Giovani. Sa bene che in essa si riconoscono migliaia di ragazzi: quelli che ogni 19 luglio a Palermo ricordano con una fiaccolata il giudice Paolo Borsellino, sfilando contro la mafia e avanzano nuove proposte per sconfiggerla; quelli che quest’anno in tutte le università d’Italia hanno contestato duramente il governo, opponendosi ai tagli previsti dalla Finanziaria; quelli che oggi nella Conferenza dei presidenti delle Consulte provinciali italiane possono contare sul gruppo più numeroso; quelli che nelle amministrazioni locali ogni giorno avanzano progetti e proposte; che per il 10 febbraio si sono mobilitati in ogni città per intitolare una via, una piazza ai nostri martiri del confine orientale; che il 26 giugno, in occasione della giornata mondiale contro la droga hanno avviato una campagna di sensibilizzazione nazionale per opporsi alla legge Ferrero, consegnando un enorme spinello al ministro della Solidarietà sociale; quelli che in tutta Italia ogni giorno subiscono attacchi di violenza politica e decidono di non rispondere con la violenza ma con la militanza e la passione; quelli che in occasione del referendum sulla procreazione assistita hanno avuto il coraggio e la forza di portare avanti le loro idee nonostante le dissonanze con il partito; quelli che quotidianamente non si accontentano di fare testimonianza ma lavorano per costruire un futuro diverso” continua l’esponente di Ag.

“Storace sa bene quanto sia per noi rappresentativa ed identitaria la fiaccola, come sa bene che pur mantenendo fermo il principio di autonomia i ragazzi di Azione Giovani si riconoscono in Alleanza nazionale. Utilizzare il nostro simbolo per lanciare un diverso movimento significa impropriamente coinvolgere la nostra organizzazione in una diatriba che non ci interessa. Chiediamo a Storace di modificare il suo logo, perché non vorremmo mai trascinare un simbolo così importante e ricco di storia nello strumento di un’imbarazzante querelle legale”, conclude Giorgia Meloni.

mercoledì 4 luglio 2007

L'imbroglio del "buongoverno veltroniano"


"dal blog dell'Anarca"

Da quando a Torino è avvenuta la nuova Trasfigurazione del Monte Tabor e il Salvatore è sceso in mezzo a noi a illuminarci, in questo paese parlare di Veltroni e del veltronismo è sempre più difficile. C’è solo un modo per raccontarlo: demitizzare la favola del "buongoverno veltroniano" di Roma che zittisce ogni tentativo di dimostrare la vacuità dei suoi discorsi programmatici fondati sul copia e incolla di vecchi spezzoni sinistri e poche idee innovative di destra.
Lo diciamo da tempo: il "modello Roma" è innanzitutto uno straordinario sistema di potere trasversale e clientelare che tocca interessi forti nella città e non solo ma soprattutto condiziona e imbavaglia i mezzi d’informazione e la capacità critica di chi dovrebbe denunciare i mali che con Veltroni questa città ha visto aggravare. Chi si troverà a governare Roma dopo Veltroni, sia di destra che di sinistra, troverà una città con molti problemi in più e drammi sociali accentuati.

E’ quello di cui qualcuno finalmente si sta accorgendo... ma non in Italia. Dopo il New York Times del Settembre scorso, qualche giorno fa è stato l’inglese The Independent (come il NYT non sospettabile di simpatie destrorse) a pubblicare un articolo in cui evidenzia lo stato di impressionante degrado urbano della città governata dal "new emperor" d’Italia; e si domanda come sia possibile che, a fronte di un'eredità così fallimentare del governo della capitale, Veltroni venga dipinto dalla stampa italiana come il "possibile salvatore della nazione". Già come è possibile? Forse perché in Italia questi fallimenti non vengono raccontati. L’analisi continua impietosa sul "Mr. Nice" d’Italia, sullo "squalor and degradation" del suo regno, sul suo buonismo, sul suo uso strumentale dell’immagine: "se c'è un orfano africano in città, Walter Veltroni gli tenderà la mano. Se c'è un caso commovente cui interessarsi o una strada da intitolare, Veltroni troverà il tempo per farlo. Se Woody Allen, Robert de Niro o George Clooney vengono a Roma, un raggiante Veltroni si farà fotografare a loro fianco". E conclude in maniera implacabile: "il successo di Veltroni, in breve, è in quella specialità tutta italiana conosciuta come “bella figura”. Ha fatto grande il look di Roma in televisione – basta che non si facciano domande incisive sulle cose fondamentali. E ci si preoccupi di schivare le buche".
Peter Popham, l’autore dell’articolo, ha raccontato quello che è vietato raccontare. Perchè in questa città si continua a vivere dentro una nuvola soffice, morbida, sospesi tra la terra e il cielo, dentro una sorta di annullamento della realtà che i media favoriscono e alimentano. Il discorso di Veltroni a Torino è l’accreditamento scontato di un'idea della politica che non esiste, che lui non ha mai realizzato ma che proprio per questo si può sognare. Il paradosso è che il "modello Roma", biglietto da visita mostrato con compiacenza ogni volta che si parla di Veltroni, è raccontato non dalle cose fatte (in 6 anni molto poche) ma dai silenzi attorno ai veri mali di una città che nonostante Valentino, gli amici intellettuali, i giornalisti silenti, ha problemi strutturali che non sono mai stati affrontati, forme di degrado intollerabile e servizi peggiorati. Una città carica di disgregazione sociale, di conflitti, di illegalità tanto da spingere persino gli stessi elettori di sinistra a denunciarlo con imbarazzo.
E allora succede che in questa sospensione della realtà, l’ennesimo scandalo che coinvolge l’AMA (la più importante municipalizzata di Roma, centro del potere economico e politico veltroniano) venga scoperto da un’inchiesta stile "Report", non da qualche giornalista d’attacco, ma da due giovani consiglieri municipali della Destra romana (Francesco Filini e Fabrizio Santori) che armati di videocamere e faccia tosta si sono intrufolati nei depositi, hanno ripreso, documentato, intervistato... e scoperto quello che non doveva essere scoperto.
La video-inchiesta dal titolo Kill'AMA è oggi scaricabile su You Tube (qui e qui) e sarebbe opportuno che si facesse circolare per rendere bene l’idea di cosa è la Roma veltroniana: non una moderna capitale europea ma la caricatura della Roma felliniana (come lo stesso Popham ha evidenziato). E questo scandalo, ancora più indecente perché legato all'aumento delle tariffe sulla raccolta rifiuti imposte da Veltroni (+ 16% per le famiglie e + 30% per le imprese) per appianare deficit e sprechi vergognosi, in un paese normale spingerebbe perlomeno un sindaco o un assessore competente a dare risposte... ma invece, nella Roma del buongoverno veltroniano e nell’Italia del nuovo Salvatore, si perde dentro i fumi dell’indifferenza giornalistica e dell’opinione pubblica.
Epitaffio di questa ennesimo scandalo sottaciuto del "buongoverno veltroniano", rimane un povero dipendente dell’AMA che di fronte alle incessanti domande dei giovani e improvvisati reporter, non avendo più risposte credibili si è arreso e ha confessato: "Ma quand’è che i romani se romperanno le scatole de 'ste cose e verrano qui a dacce 'na massa de legnate?". Forse quando qualcuno, queste cose, inizierà a raccontargliele... e a raccontarle a tutti gli italiani.

martedì 3 luglio 2007

«Via Visco», la Cdl dà battaglia al Senato


Caso Speciale, la mossa del centrodestra

Presentata la mozione di sfiducia contro il viceministro: «Dimissioni e ritiro definitivo delle deleghe sulla Finanza»

ROMA - Definitiva esautorazione dalle deleghe sulla Guardia di Finanza e un invito esplicito a fare le valigie e a lasciare l'esecutivo. Sono queste le due richieste che la Cdl avanza al viceministro dell'economia, Vincenzo Visco, attraverso una mozione che sarà presentata al Senato e che porta la firma di tutti i capigruppo della coalizione.


VISCO NEL MIRINO - Il testo, elaborato inizialmente dal capogruppo dell'Udc, Francesco D'Onofrio, è stato sottoscritto anche da Altero Matteoli di An, Mauro Cutrufo della Democrazia Cristiana per l'autonomia, Renato Schifani di Forza Italia, Roberto Castelli della Lega Nord. L'obiettivo del centrodestra è quello di creare crepe nella maggioranza e arrivare ad allontanare l'esponente diessino dal suo incarico. Visco, del resto, è considerato l'ispiratore della politica fiscale del centrosinistra, anche per l'incarico di ministro delle Finanze già occupato nei governi ulivisti della fine degli anni Novanta guidati da Prodi e D'Alema. Nel testo si chiede a Palazzo Chigi l'impegno «a trasformare in permanente la revoca al vice ministro Visco delle competenze relative alla Guardia di Finanza» e, in secondo luogo, «a invitare Vincenzo Visco a rassegnare le dimissioni da vice ministro dell'Economia».

LE PREMESSE - Nelle premesse si ricorda che «il governo ha già proceduto alla sostituzione del comandante generale della Guardia di Finanza, generale Roberto Speciale». E, ancora, che «con decreto del ministro dell'Economia Padoa-Schioppa è stato avocato in via temporanea l'esercizio dei poteri già delegati al viceministro Vincenzo Alfonso Visco, limitatamente alle competenze relative alla Guardia di Finanza». E, infine, che Visco «è stato l'ispiratore ed è l'attuatore principale della politica fiscale del governo».