L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto. (Goethe)

giovedì 7 giugno 2007

I brogli elettorali li fa la sinistra, parola di studiosi


dal blog dell'Anarca










Oddio, hai visto mai che Berlusconi sui brogli elettorali aveva ragione? E se a dirlo non è Bonaiuti, né qualche berluscones del centrodestra, il problema si fa grave. A dirlo, ma guarda un po’, sono Luca Ricolfi e Silvia Testa in un saggio pubblicato all’interno del volume di prossima uscita "Nel segreto dell'urna" (edizioni Utet, di cui Ricolfi è uno dei curatori). La considerazione di partenza è che i brogli elettorali ci sono sempre stati e che si sviluppano non a livello centrale ma periferico. In altre parole la famosa tesi di Enrico Deaglio, secondo cui l’alterazione delle schede nelle ultime elezioni sarebbe avvenuta direttamente nel cervellone del Viminale, appare incoerente e impossibile. Per farlo si dovrebbero alterare anche i verbali e le procedure di voto; al contrario è facile che irregolarità si siano sviluppate a livello periferico, cioè nei conteggi delle sezioni elettorali. Certo, dicono i due studiosi, che a questo livello l’errore è psicologicamente diverso. Può essere frutto di ignoranza del regolamento da parte del presidente di seggio, può essere frutto anche di errore casuale da parte degli scrutatori. Chi, come noi, ha spesso partecipato a scrutini elettorali in diverse elezioni, sa che la capacità di manipolazione a livello territoriale è direttamente proporzionale alla forza di copertura dei seggi da parte di presidenti, segretari, scrutatori e rappresentanti di lista; capacità che la sinistra possiede e la destra no. E troppe volte, da semplici rappresentanti di lista, ci siamo trovati immersi in sezioni dove l’intero personale impegnato era dichiaratamente di sinistra, a cercare di contrastare conteggi fortemente modificati e non solo a livello di preferenze, ma spesso a livello di voti di lista. Denunce o contestazioni messe a verbale servono spesso a poco.

I due studiosi confermano questa tesi con dati storici. Nei riconteggi delle elezioni passate la destra ha recuperato il doppio delle schede della sinistra. Quindi a livello periferico chi è più in grado di alterare i risultati? Chiaro, la sinistra. Qualche esempio:
Regionali del Lazio 1995:
Piero Badaloni (centrosinistra) vince su Alberto Michelini (centrodestra) per 7.000 voti (0,2%). Dopo il riconteggio il centrodestra recupera 2.000 voti, facendo scendere la differenza tra i due candidati allo 0,16% (il calcolo, aggiungiamo noi, non tiene però conto che le schede annullate, non quelle contestate, furono quasi 30.000).
Politiche 2001: su un campione di 337 schede riesaminato 227 vanno al centrodestra e 110 al centrosinistra.
Politiche 2006:(quelle contestate da Berlusconi):
"su 1290 schede contestate, la Giunta delle elezioni della Camera, ne ha riassegnate 499: precisamente 340 (oltre due terzi) alla destra, 159 alla sinistra. Il rapporto di recupero in sede di riconteggio del centrodestra, insomma, risulta essere doppio di quello della sinistra (D/S= 2,1)".
Ovviamente, aggiungiamo sempre noi, i due studiosi si basano solo sulle schede contestate che vengono riconteggiate al seggio centrale; non si considerano le migliaia di schede annullate e mai ricontrollate. Questo è il dato veramente eclatante perché se il broglio avviene a livello periferico, a maggior ragione sono le schede annullate quelle che determinano la differenza. Nelle Regionali in Puglia del 2005, Vendola sconfisse Fitto di 10.000 voti circa con oltre 130.000 schede annullate e mai ricontrollate.

Ricolfi e Testa fanno anche gli esempi aritmetici di come, con pochissima fatica, nelle ultime elezioni si sarebbe potuto ribaltare il risultato "in cui la coalizione X batte la coalizione Y per 24 mila voti su 38 milioni di voti validi". Per esempio bastava che "in una sezione su dieci gli scrutatori della coalizione Y riescono a spostare da destra a sinistra un ‘pacchetto’ di tre voti (un voto spostato da una parte all’altra conta il doppio)" e il gioco è fatto (gli altri esempi ve li leggete direttamente nell'articolo...)
Insomma, se bastava così poco per condizionare il risultato elettorale delle ultime elezioni, qualcuno immagina cosa può essere successo in sezioni di regioni come Emilia Romagna, Umbria, Toscana o Marche dove presidenti, segretari, scrutatori, rappresentanti di lista, uscieri, messi comunali, mura, porte e sedie hanno una precisa tessera di partito o di sindacato in tasca?...

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