L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto. (Goethe)

mercoledì 21 febbraio 2007

Il governo va sotto al senato......Prodi si dimetta....

Politica estera del governo, il Senato dice no

"Non passa la risoluzione di D'Alema"

"Fini: «Vediamo se D'Alema è uomo d'onore»"

"La Cdl: «Il governo si dimetta».Vertice a Palazzo Grazioli."

ROMA - La politica estera del governo non supera la prova del Senato. L'assemblea di Palazzo Madama ha respinto la mozione dell'Ulivo che chiedeva di approvare la relazione con cui il vicepremier Massimo D'Alema ha illustrato la strategia internazionale dell'esecutivo. Una strategia che il ministro degli Esteri aveva voluto inquadrare nella «tradizione italiana repubblicana», nel «programma dell'Unione votato dagli elettori», negli «interessi strategici del nostro Paese». Una strategia che vede uno dei propri capisaldi nella missione in Afghanistan, dove è importante continuare a restare «perché solo stando lì si può contribuire a lavorare per la pace». Ma proprio questa strategia non ha superato il giudizio dell'Aula: i voti favorevoli al testo illustrato da D'Alema sono stati 158, quelli contrari 136. A cui si aggiungono i 24 astenuti, che al Senato contano di fatto come dei no. Non è stata dunque raggiunta la maggioranza richiesta di 160 voti.
LE REAZIONI :
«Dimissioni, dimissioni, dimissioni!». Scattano tutti in piedi i senatori della Cdl e in coro apostrafano così la maggioranza appena andata sotto con la sua mozione sulla politica estera, mentre il ministro Massimo D'Alema si ritrova in un angolo dell'aula per un colloquio con il collega Vannino Chiti, Giovanni Russo Spena di Rifondazione e il diessino Gavino Angius.
Gianfranco Fini, che dopo il voto si è recato a Palazzo Grazioli per incontrare il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi,si rivolge proprio al responsabile della Farnesina. «Vediamo se D'Alema è uomo d'onore» afferma il leader di Alleanza Nazionale. «Il ministro degli Esteri ha dichiarato che se il governo non avesse ottenuto la maggioranza al Senato sulla politica estera si sarebbe dimesso. Se è un uomo d'onore deve tenere fede alla parola. Vedremo ora se la politica ha una sua dignità».
Esulta Roberto Calderoli: «Li abbiamo abbattuti, ce l'abbiamo fatta. Visto che il ministro degli Esteri ha detto che se non avesse avuto i numeri sarebbero andati a casa, ora rassegni le dimissioni» ha detto il senatore leghista. Esulta anche il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani: «Non c'è più il governo Prodi, è caduto in quest'aula come gli avevamo promesso mesi or sono».

Altero Matteoli di An,prendendo la parola in aula: «Prodi e D'Alema devono andare al Colle perché non hanno la maggioranza in politica estera. È la seconda volta che cadono, non è possibile avere un governo con queste caratteristiche». «Dignità vorrebbe che D'Alema fuggisse dall'aula e corresse al Senato» gli fa eco il capogruppo dell'Udc Francesco D'Onofrio in aula. «Non è vero che con la nostra astensione abbiamo compiuto uno strappo: è vero il contrario, abbiamo contribuito a cacciare il governo Prodi».

Di diverso avviso l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga al termine delle votazioni a Palazzo Madama: «Per la Costituzione, il governo non ha il dovere di dimettersi perché le dimissioni ci sono solo su un voto di fiducia».

Le ripercussioni del voto del Senato sulla politica estera del governo sono subito arrivate a Montecitorio, dove al banco del governo siedono i ministri Mastella, Di Pietro, Bindi. «Questi ministri - dice il capogruppo di Alleanza Nazionale Ignazio La Russa - sono abusivi: dopo il voto del Senato non siete più legittimati, siete sfiduciati. Ve ne dovete andare a casa. Questo question time è ormai inutile....». Sono seguiti alcuni momenti di tensione: alcuni deputati sono stati protagonisti di tafferugli durante la sospensione del question time. Due sono quasi venuti alle mani, ma sono stati separati in tempo dai commessi. Dopodiché nell'aula è tornata la calma e il question time è ripreso regolarmente.

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