di Pietrangelo Buttafuoco
Troppo comodo trasformare in fascisti i “compagni che sbagliano”, gli incappucciati che si prendono i cortei per fare la festa agli indignados. Troppo facile, poi, risolverla con lo sfascismo.
Troppo comodo trasformare in fascisti i “compagni che sbagliano”, gli incappucciati che si prendono i cortei per fare la festa agli indignados. Troppo facile, poi, risolverla con lo sfascismo.

Certo, troppo comodo fare gli stronzi, come stiamo facendo, con dei ragazzi precari che non hanno potuto coltivare la consecutio temporum a causa dei tagli imposti alla scuola pubblica dalla Mariastella Gelmini. Troppo comodo, forse, fare dei paragoni storici perché, insomma, se non hanno la caratura degli Adriano Sofri e dei Tino Vittorio, se non si sono esercitati nella traduzione dall’italiano in latino dei “Pensieri” di Mao nelle aule di Ettore Paratore, se non hanno alle spalle “Gioia e Rivoluzione” degli Area ma sono soltanto pecorelle della farneticazione global, amplificata tanto da Internet quanto dagli incappucciati, indignados assai impazienti, ecco: non solo fa impressione vedere quanto siano ignoranti, ma non sono neppure antagonisti. Altrimenti la guerra alla finanza internazionale la farebbero con i libri di Massimo Fini se non proprio con i “Cantos” di Ezra Pound o con “Cavalcare la Tigre” di Julius Evola. E vederli, come si vedono, con quel puzzolentissimo libretto di Stéphane Hessel, “Indignatevi”, li condanna definitivamente alla pochezza del gregge, tutto un belare in sottovuoto marketing. E sono ignoranti a un livello tale che se lo meritano di essere precari, altrimenti sarebbero come i loro coetanei d’India, di Cina e di Corea che spadroneggiano nella tecnica e nelle invenzioni e non certo in Scienze delle comunicazione.E non producono estetica, infatti, questi indignados – come possono fare i loro coetanei nelle banlieue di Parigi con tanto di film come “L’odio” di Mathieu Kassovitz, con Vincent Cassel – e non avranno mai l’avventura di fare la rivolta, come accade in Egitto dove però, signori miei, nei pressi del Canale arrivano le motovedette della Repubblica islamica dell’Iran, altro che i contestatori della Val di Susa. Non sono antagonisti, infine, perché è troppo comodo fare la rivoluzione con la corda dimenticata nei magazzini del signor Lenin. E se non si riesce a farsela vendere, la corda, dagli stessi capitalisti destinati a farsi impiccare ma tanto più ad arricchirsi, non si può restare a farsi aspergere con queste polluzioni dei giovanotti borghesi in attesa che la rivoluzione trovi una propria lingua perché il linguaggio, intanto, ha retrocesso tutti i bennati d’occidente nel balbettio mondialista e i peccati contro lo spirito del male, si sa, non si perdonano in questo mondo.
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