L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto. (Goethe)
mercoledì 26 dicembre 2007
venerdì 14 dicembre 2007
Vacanze...........a Capo d'Orlando
IL SICULO va in vancanza, da domani sarò nella mia amata sicilia e quindi sul blog ci saranno meno aggiornamenti e meno articoli, qualcosa scriverò di sicuro, ma mi tocca un bel pò di riposo
saluti a tutti e a presto.
Vi lascio con una canzone...SICULA
p.s. che me..... che è stato questo 2007
saluti a tutti e a presto.
Vi lascio con una canzone...SICULA
p.s. che me..... che è stato questo 2007
mercoledì 12 dicembre 2007
Liquidare l’Iran e salutare il Medio Oriente
da oggi Il Siculo si arricchisce di una nuova rubrica di politica internazionale, verranno analizzati i più importanti fatti europei ed extraeuropei, con il contributo teorico della rivista di geopolitica LIMES.
1 Puntata: L'IRAN
L’Iran è ormai nel mirino di Bush. Nessuna decisione finale è stata presa alla Casa Bianca, ma il cerchio intorno a Teheran si sta stringendo. I piani d’attacco contro i siti nucleari, ma anche contro le infrastrutture militari (e non solo) del paese sono pronti e vengono continuamente aggiornati. Se il presidente darà luce verde, aerei, navi e missili americani, con l’accompagnamento di azioni più o meno coperte di commandos, scateneranno l’inferno.
Obiettivo massimo (quasi impossibile): un colpo di Stato che porti al potere una presunta fazione amica degli Usa; obiettivo minimo (più che possibile): liquidare per il tempo prevedibile la potenza iraniana e forse l’Iran in quanto Stato, eccitando i separatismi etnici, in particolare quelli curdo, baluci e arabo. Insomma, l’Iran verrebbe degradato da potenza regionale a failed State in qualche settimana di bombardamenti. Il tutto prima di marzo, quando nelle elezioni iraniane “rischiano” di prevalere gli avversari di Ahmadinejad, più o meno “centristi” e moderati: a quel punto qualsiasi attacco sarebbe difficilmente presentabile all’opinione pubblica americana e mondiale.
La guerra – non i semplici strike – è l’opzione di Cheney, contrastata da quasi tutto il Dipartimento di Stato e da parte del Pentagono. Il recente riferimento di Bush alla “terza guerra mondiale” come conseguenza della produzione di una bomba atomica persiana può essere inteso come il segno di un’escalation propagandistica che prepari il suo pubblico alla guerra, ma anche come una pressione sugli alleati europei affinché accettino un nuovo round di sanzioni contro Teheran, fuori dal Consiglio di Sicurezza, dove il veto russo è certo.
I sostenitori americani della guerra spiegano che in questo confronto gli Stati Uniti hanno messo in gioco tutto il loro residuo prestigio. Dopo aver detto e ripetuto che non tollereranno mai un Iran atomico, non possono permettersi di essere smentiti. Altri sostengono che c’è di più: da troppo tempo l’America è concentrata sul Medio Oriente, contro il “terrorismo islamico” e i suoi protettori. Un nemico non strategico.
Non è possibile occuparsene ancora a lungo, mentre la Russia rialza la testa e la Cina si convince di essere destinata al rango di superpotenza del XXI secolo. Le due scuole di pensiero non si escludono, anzi convivono nell’idea di dover comunque chiudere la partita iraniana e quindi mediorientale. E di dover riaffermare, con uno straordinario show di potenza militare, la primazia degli Stati Uniti nel mondo.
Così inteso, il possibile attacco all’Iran è il colpo di coda, probabilmente tardivo, dei teorici del “momento unipolare”, ossia di chi crede che dopo la fine della guerra fredda gli Usa siano abilitati a dettare la loro agenda al mondo. Che i fatti abbiano smentito questa ambizione, poco importa a chi è sinceramente pervaso dalla fede nella missione americana e nella necessità di svolgerla, se necessario, senza o contro il resto del mondo.
In Iran, dopo un lungo periodo di indifferenza o di incredulità, le diverse leadership del paese, sia la clericale che la militare (sempre più potente), stanno adattandosi all’idea che l’attacco ci sarà. Chi si attiva per scongiurarlo – in particolare i pragmatici attorno a Rafsanjani, alleati con ciò che residua del riformismo khatamiano – chi invece lo auspica: Ahmadinejad e la sua cerchia di fedelissimi, sinceramente messianici nella loro visione del mondo. La guerra infatti rafforzerebbe il presidente e costringerebbe i suoi oppositori (ve ne sono molti persino fra i pasdaran) a serrare le fila per il supremo bene della patria. Sempre che l’attacco si esaurisse presto e quindi non devastasse completamente il paese (come invece vorrebbe Cheney).
In questa partita, come al solito, gli europei contano poco o nulla. Il fatto che la Francia, portatrice di un’idea sacrale del Consiglio di Sicurezza in quanto membro permanente con diritto di veto, prema per sanzioni anche esterne all’Onu, significa che Sarkozy si è convinto, dopo la vacanza americana, che un attacco Usa all’Iran sia inevitabile. Le nuove sanzioni probabilmente non serviranno, e a quel punto la scelta finale passerà nelle mani di Bush. Non è scontato che sia la guerra, ma intanto tutti si preparano al peggio, anche chi spera sia ancora possibile evitarlo
1 Puntata: L'IRAN
Obiettivo massimo (quasi impossibile): un colpo di Stato che porti al potere una presunta fazione amica degli Usa; obiettivo minimo (più che possibile): liquidare per il tempo prevedibile la potenza iraniana e forse l’Iran in quanto Stato, eccitando i separatismi etnici, in particolare quelli curdo, baluci e arabo. Insomma, l’Iran verrebbe degradato da potenza regionale a failed State in qualche settimana di bombardamenti. Il tutto prima di marzo, quando nelle elezioni iraniane “rischiano” di prevalere gli avversari di Ahmadinejad, più o meno “centristi” e moderati: a quel punto qualsiasi attacco sarebbe difficilmente presentabile all’opinione pubblica americana e mondiale.
La guerra – non i semplici strike – è l’opzione di Cheney, contrastata da quasi tutto il Dipartimento di Stato e da parte del Pentagono. Il recente riferimento di Bush alla “terza guerra mondiale” come conseguenza della produzione di una bomba atomica persiana può essere inteso come il segno di un’escalation propagandistica che prepari il suo pubblico alla guerra, ma anche come una pressione sugli alleati europei affinché accettino un nuovo round di sanzioni contro Teheran, fuori dal Consiglio di Sicurezza, dove il veto russo è certo.
I sostenitori americani della guerra spiegano che in questo confronto gli Stati Uniti hanno messo in gioco tutto il loro residuo prestigio. Dopo aver detto e ripetuto che non tollereranno mai un Iran atomico, non possono permettersi di essere smentiti. Altri sostengono che c’è di più: da troppo tempo l’America è concentrata sul Medio Oriente, contro il “terrorismo islamico” e i suoi protettori. Un nemico non strategico.
Non è possibile occuparsene ancora a lungo, mentre la Russia rialza la testa e la Cina si convince di essere destinata al rango di superpotenza del XXI secolo. Le due scuole di pensiero non si escludono, anzi convivono nell’idea di dover comunque chiudere la partita iraniana e quindi mediorientale. E di dover riaffermare, con uno straordinario show di potenza militare, la primazia degli Stati Uniti nel mondo.
Così inteso, il possibile attacco all’Iran è il colpo di coda, probabilmente tardivo, dei teorici del “momento unipolare”, ossia di chi crede che dopo la fine della guerra fredda gli Usa siano abilitati a dettare la loro agenda al mondo. Che i fatti abbiano smentito questa ambizione, poco importa a chi è sinceramente pervaso dalla fede nella missione americana e nella necessità di svolgerla, se necessario, senza o contro il resto del mondo.
In Iran, dopo un lungo periodo di indifferenza o di incredulità, le diverse leadership del paese, sia la clericale che la militare (sempre più potente), stanno adattandosi all’idea che l’attacco ci sarà. Chi si attiva per scongiurarlo – in particolare i pragmatici attorno a Rafsanjani, alleati con ciò che residua del riformismo khatamiano – chi invece lo auspica: Ahmadinejad e la sua cerchia di fedelissimi, sinceramente messianici nella loro visione del mondo. La guerra infatti rafforzerebbe il presidente e costringerebbe i suoi oppositori (ve ne sono molti persino fra i pasdaran) a serrare le fila per il supremo bene della patria. Sempre che l’attacco si esaurisse presto e quindi non devastasse completamente il paese (come invece vorrebbe Cheney).
In questa partita, come al solito, gli europei contano poco o nulla. Il fatto che la Francia, portatrice di un’idea sacrale del Consiglio di Sicurezza in quanto membro permanente con diritto di veto, prema per sanzioni anche esterne all’Onu, significa che Sarkozy si è convinto, dopo la vacanza americana, che un attacco Usa all’Iran sia inevitabile. Le nuove sanzioni probabilmente non serviranno, e a quel punto la scelta finale passerà nelle mani di Bush. Non è scontato che sia la guerra, ma intanto tutti si preparano al peggio, anche chi spera sia ancora possibile evitarlo
lunedì 10 dicembre 2007
Cuore e tecnica.. l'Orlandina sbanca Rieti
Solsonica Rieti-Pierrel Capo d'Orlando 98-100 d.t.s.
Ventitré secondi da brivido: la scelta di Rieti nel finale dell'extratime, con la Pierrel avanti 96-97, di far scorrere il cronometro è da kamikaze. Mian se ne accorge troppo tardi e il fallo che manda Fabi in lunetta (2/2 per il 96-99) lascia alla Solsonica poco più di 6 secondi per il tiro dell'avemaria. Troppo poco per cambiare la storia di una partita intensa e giocata a ritmi pazzeschi, aperta fino alla fine ad ogni possibile epilogo. Vince Capo d'Orlando 98-100. Dopo che Rieti per tre volte (nel primo, nel secondo e nell'ultimo quarto) era scappata fino al +8 (83-75 l'ultima volta) dopo essere finita sotto anche di 10 (51-61 nel terzo periodo). Pozzecco e Wallace hanno retto la Pierrel nel primo tempo. Poi anche Diener e Fabi hanno iniziato a colpire la difesa reatina, ma è stato un glaciale Slay a firmare il 2/2 dalla lunetta che ad un secondo dalla fine del tempo regolamentare (86-86 al 40') ha permesso a Sacchetti di centrare il supplementare. Non sono bastati gli show di Prato e Carter né la solidità di Hurd per evitare la seconda sconfitta interna alla Solsonica, in campo senza Finley e con un Sow autore dell'ennesima doppia-doppia (15-12), ma ben limitato da Howell sotto canestro.
IL TABELLINO:
martedì 4 dicembre 2007
Interviste al convegno sulla 'Ndrangheta
da comunicalo.it
Nicola Gratteri - Sost.proc.della Rep. di Reggio Calabria
Orfeo Notaristefano - Gioralista e Scrittore
Nicola Gratteri - Sost.proc.della Rep. di Reggio Calabria
Orfeo Notaristefano - Gioralista e Scrittore
lunedì 3 dicembre 2007
Grande successo per Azione Universitaria Roma
Oltre cento studenti al convegno organizzato da Azione Universitaria dal titolo :
“ ‘Ndrangheta, una realtà sconosciuta e pericolosa”
Grande successo del convegno “ ‘Ndrangheta, una realtà sconosciuta e pericolosa” organizzato questa mattina dai ragazzi di Azione Universitaria, alla Sapienza di Roma. In una sala lauree di giurisprudenza gremita in ogni ordine di posto, importanti relatori hanno dato vita ad un dibattito capace di coinvolgere gli studenti e di offrire alla platea importanti spunti di riflessione sul tema delle mafie e della criminalità organizzata.
Ospiti d’eccezione: l’onorevole Angela Napoli membro della commissione antimafia della Camera, Nicola Gratteri, sostituto procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Orfeo Notaristefano, autore del libro ‘Cocaina Connection’.
“La ‘ndrangheta non più quella di una volta, mirata al dominio locale. Ne esiste un’altra meno appariscente però più evoluta, capace di penetrare in diversi settori, non limitandosi alla corruzione ma occupando direttamente cariche istituzionali”, è quanto spiegato dall’on. Napoli, che ha tenuto a precisare: “non si deve commettere l’errore di considerare la ‘ndrangheta una questione unicamente limitata alla Calabria, poiché il fenomeno, che è presente anche in città come Roma, ha superato i nostri confini, assumendo una dimensione internazionale”.
“Questo è soltanto il primo di una serie di incontri incentrati sulla criminalità organizzata che attanaglia l’Italia condizionandone la crescita e lo sviluppo. Abbiamo intenzione di porre l’accento su queste problematiche perché consideriamo la legalità e la sicurezza delle assolute priorità nazionali” spiega Cristian Alicata, dirigente provinciale di AU, nonché moderatore del dibattito.
Ospiti d’eccezione: l’onorevole Angela Napoli membro della commissione antimafia della Camera, Nicola Gratteri, sostituto procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Orfeo Notaristefano, autore del libro ‘Cocaina Connection’.
“La ‘ndrangheta non più quella di una volta, mirata al dominio locale. Ne esiste un’altra meno appariscente però più evoluta, capace di penetrare in diversi settori, non limitandosi alla corruzione ma occupando direttamente cariche istituzionali”, è quanto spiegato dall’on. Napoli, che ha tenuto a precisare: “non si deve commettere l’errore di considerare la ‘ndrangheta una questione unicamente limitata alla Calabria, poiché il fenomeno, che è presente anche in città come Roma, ha superato i nostri confini, assumendo una dimensione internazionale”.
“Questo è soltanto il primo di una serie di incontri incentrati sulla criminalità organizzata che attanaglia l’Italia condizionandone la crescita e lo sviluppo. Abbiamo intenzione di porre l’accento su queste problematiche perché consideriamo la legalità e la sicurezza delle assolute priorità nazionali” spiega Cristian Alicata, dirigente provinciale di AU, nonché moderatore del dibattito.
domenica 2 dicembre 2007
Un' altra vittoria per Capo d'Orlando
Pierrel Capo d'Orlando-Premiata Montegranaro 82-76
La Pierrel vince con merito il derby tra le due città più piccole ad avere mai giocato in A. Lo fa al termine di una gara agonisticamente bella sempre comandata, con Slay ancora una volta determinante, con un Pozzecco che gioca per la squadra (10 assist) e con il solito Wallace che gigateggia sotto i tabelloni (12 rimbalzi). La Premiata deve a Vitali e Garris se è rimasta in partita fino alla sirena. Si parte subito forte con la Pierrel che cerca di imprimere velocità al uo gioco, Slay e Wallace vanno in doppia cifra al riposo lungo, ma impressionano di più gli 11 rimbalzi di Wallace. Montegranaro non riesce a trovare dai 6.25 la via del canestro (3/15 all'intervallo con il 20%) mentre i locali sono molto precisi e tirano con un convincente 56%. Capo d'Orlando dopo essere andata al +9 per due volte (21-12 e 34-25) va al riposo su una tripla del Poz (primi punti della gara, ma già 8 assist), con 6 punti di vantaggio (42- 36). La Pierrel allunga coi soliti Slay e Wallace fino al +13 (49-36). Montegranaro però crede nella rimonta, stringe in difesa e con Vitali riesce a rientrare a -5. Dai 6.25 la Pierrel non perdona e prima Poz e sulla sirena un tiro dalla propria lunetta di Howell fanno esplodere il PalaFantozzi (66-55). Nell'ultimo parziale la Premiata resta in partita e a 35'' dalla sirena con i punti di Garris e Vitali si trova a soli tre punti dai locali (79-76). Capo d'Orlando è davvero incontenibile in attacco e con Diener da tre (prima tripla dopo quattro errori) a 7'' dalla fine chiude la gara.
Il Tabellino:
PIERREL CAPO D’ORLANDO: Pozzecco 10 (1/1, 2/4, 4r), Diener 17 (5/6, 1/5, 2r), Wallace 13 (3/6, 2/3, 12r), Slay 22 (5/8, 3/6, 7r) Howell 10 (3/8, 1/1, 4r), Wojcik 5 (1/5, 2r), Fabi ( 0/1 da tre) Gugliotta ne, Mazeika (0/2, 2r), Orsini ne, Bruttini 3 (1/3, 3r), Ndoja 2(1/1, 2 r). All: Sacchetti
PREMIATA MONTEGRANARO: Minard 10 (4/8, 0/2, 1r), Ford 9 (3/5, 12r), Garris 12 (3/7, 1/6), Thomas 6 (3/6, 0/4, 2r), Amoroso 12 (3/5, 2/5, 2r), Cinciarini, Vitali 20 (4/5, 3/6, 2r), Filloy 5 (1/4, 0/1, 1r), Lechtaler 2 (1/1, 2r), Piunti e De Luca ne. All. Finelli.
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