Il 23 marzo è uscito in Italia il film “300”, versione cinematografica dell’omonimo fumetto di Frank Miller. 300 narra la battaglia delle Termopili nella quale pochi greci (e tra questi 300 spartani appunto), fermarono per tre giorni un immenso esercito persiano. E’ un film che sicuramente piacerà agli amanti del genere epico e di azione, ma è soprattutto l’occasione per riflettere un po’ di cultura, storia e perfino di alta politica. Andiamo per ordine; prima due parole sul fumetto, altre due sulla battaglia e sugli spartani, infine quattro su cosa è stata e cosa rappresenta la battaglia delle Termopili per la storia europea. Il fumetto di Frank Miller è, nel suo genere, un capolavoro. Non aspettatevi da un fumetto, e pertanto dal film 300, una puntuale ricostruzione storica. Il pregio dell’opera di Miller è di ricostruire l’atmosfera e la singolarità di quell’episodio e del popolo spartano in generale. Tra forzature fatte di mostri genere fantasy, opliti che combattono semi nudi, soldati che somigliano a supereroi, emerge la percezione che si ha di Sparta leggendo gli storici greci e romani. In particolare appare l’immagine che gli altri popoli, contemporanei o posteri, avevano di quella irripetibile ed unica esperienza che è stata la città di Sparta. Non pesate, dunque, il film sulla sua attinenza storica, gustatevelo come fosse una musica o un quadro dedicato alla battaglia delle Termopili.
La battaglia.
La battaglia delle Termopili è del 480 a.c. L’imperatore persiano Serse I aveva radunato uno dei più grandi eserciti mai visti ( 2 milioni secondo Erodoto) , l’obiettivo non era la Grecia, questa doveva essere solo una tappa, il fine era l’intero occidente, fino all’Atlantico. Alle spalle dei greci non c’erano grandi civiltà, Roma era ancora una piccola realtà e l’intera Europa appariva molto piccola ad un impero che si estende dall’Egitto e dall’attuale Turchia fino all’India e al Caucaso Le città greche per una serie di problemi politici interni e di rapporti tra di loro, non si mossero per tempo. Poche truppe andarono ad opporsi ai persiani proprio al passo delle Termopili, circa 3900 opliti guidati dai 300 spartani del re Leonina. La missione non era solo prendere tempo, era soprattutto dimostrare ai persiani e ai greci che una resistenza era possibile.
In questo contesto la mitica battaglia delle “Porte di Fuoco”, per due giorni i greci opposero una resistenza eroica, il terzo giorno, anche a causa di un tradimento, la loro sorte fu segnata, Leonina ordinò agli alleati greci di ritirarsi e restò con i suoi uomini ad affrontare il nemico ( anche 700 tespiesi si rifiutarono di obbedire e rimasero con gli spartani). I persiani persero 20.000 uomini, il sacrificio degli spartani diede la forza ai greci di combattere, nel 480 a.c. a Salamina e nel 479 a.c. a Platea i persiani furono completamente sconfitti.
Gli spartani
300 uomini su 3900 totali, dunque. Eppure le Termopili sono passate alla storia come la battaglia dei 300 spartani. Perché? Innanzi tutto vale la pena citare proprio Leonida. Gli altri greci, che aspettavano l’intero esercito spartano, chiesero a Leonida perché fosse venuto con soli 300 uomini, il re si rivolse ai soldati delle altre città e chiese loro che lavoro facessero, erano tutti contadini e artigiani, a quel punto disse “ vedete, Sparta ha portato più soldati di voi”. Ed era appunto questa la differenza, gli spartani erano tutti soldati e guerrieri, vietate le arti, l’artigianato, qualsiasi attività che non fosse l’addestramento e la guerra (le altre professioni erano svolte da popoli sottomessi ai quali non era consentito combattere). Erano in assoluto i migliori combattenti dell’epoca.
Il limite di Sparta era l’esiguo numero di soldati e di popolazione in generale, perdere l’intero esercito alle Termopili avrebbe sancito la sua fine, da qui la scelta di sacrificare il proprio re e i suoi guerrieri migliori ed affrontare il nemico in condizioni più favorevoli (come successe proprio a Platea). I 300 spartani erano lì per sacrificarsi per l’intera Grecia e lo dimostrarono il terzo giorno quando decisero di rimanere da soli a combattere.
L’Occidente e la Libertà.
Insomma, gran bella battaglia. Ma in cosa è diversa da molte altre non meno gloriose ? Pensiamo, ad esempio, ai romani ad Alesia, le proporzioni erano spaventose anche in quell’occasione. Le Termopili sono una pietra miliare della nostra cultura perché sono la prima grande battaglia dell’Europa contro il tentativo di conquista dello “straniero” o “barbaro” se si preferisce.
Innanzi tutto cos’è l’Europa? Eschilo definisce l’Europa “la libertà delle città greche contrapposta alla servitù delle città dell’oriente”. L’aspetto cruciale è proprio la “Libertà”, perché la caratteristica prima degli europei è quella di essere uomini liberi, in contrapposizione a chi accetta la servitù. Europei sono i greci che si battono per la loro condizione di uomini liberi, i romani che pugnalano il migliore tra loro quando decide di proclamarsi imperatore, gli uomini che mettono su una ghigliottina i loro sovrani corrotti, i popoli che rovesciano le dittature ed abbattono le statue dei tiranni. Questa è l’Europa, etimologicamente, “la terra della sera”, “terra del tramonto” e, ironia delle parole, “occidente”. Perché Occidente ed Europa hanno lo stesso significato etimologico e oggi anche simbolico.
I confini di questa terra del tramonto non sono geografici, sono semplicemente i confini sanciti nelle battaglie contro “l’altro” sostenute dall’antichità ad oggi. Si pensi alla Georgia e all’Armenia, per noi percepiti come paesi europei, anche se geograficamente non lo sono, per il semplice motivo che hanno rappresentato il confine orientale della nostra cultura all’invasione dell’impero ottomano.
Alle Termopili nasce l’Europa, per quello che è stata nell’arco della storia e dovrebbe essere oggi; semplicemente la terra dei popoli liberi.
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