La Francia volta pagina e si affida ad un uomo di 52 anni, figlio di immigrati. E' il sogno di Nicolas Sarkozy che si concretizza, di un politico di professione che ha capito il paese e ha preso il timone della destra francese rompendo con la tradizione chiracchiana, indicando nuovi obiettivi, nuovi valori. La vittoria è stata netta - il 53% dei francesi gli ha detto di sì e si e affidato al suo progetto - al termine di una campagna che ha visto come raramente una partecipazione popolare tanto forte. Non solo manifestazioni, incontri, dibattiti e kermesse hanno visto la presenza di centinaia di migliaia di francesi, ma soprattutto l'affluenza ai seggi (attorno all'85%) ha mostrato un ritorno in massa degli elettori. Nel primo saluto ai suoi sostenitori Sarkozy, emozionato ma fermo, ha rivolto un saluto a Segolene Royal e le ha espresso il proprio rispetto. Di fronte ad un brusio dei suoi ha intimato: "rispettate madame Royal per i milioni di francesi che l'hanno votata".
La candidata socialista ha riconosciuto da parte sua la sconfitta ma ha promesso di "continuare" per proseguire la sua lotta per il rinnovamento della sinistra. E rivolgendosi ai tanti sostenitori che nonostante la sconfitta continuavano a chiamarla a gran voce ha detto:" siate fiduciosi, mantenete intatto il vostro entusiasmo. Altri appuntamenti democratici ci aspettano". Il presidente eletto ha voluto ribadire fin dal suo primo intervento i temi di fondo della sua campagna: il tema dei valori - lavoro, autorità, onestà, fraternità, grandeur - tema centrale per quest'uomo deciso e talora spigoloso, che ha scelto contro il parere di tanti amici e collaboratori la direzione di una campagna elettorale che si è dimostrata centrata e vincente. Nel suo primo intervento ha lanciato un appello agli africani "per decidere insieme una politica di immigrazione e definire una politica di sviluppo ambiziosa"; ha chiesto a Washington di non ostacolare "la lotta contro il riscaldamento del pianeta"; ha chiesto ai partner europei di ascoltare "la voce dei popoli" ribadendo di credere "sinceramente e profondamente" nella costruzione europea. Ed ha infine promesso che la Francia sarà a fianco "degli oppressi del mondo". Sarkozy si è detto cambiato dopo l'investitura ufficiale del partito il 14 gennaio del 2007. Da allora la sua preoccupazione é stata di convincere i francesi che quella del paese è prima di tutto una crisi morale, di identità. E' per questo che ha messo in prima linea la necessità di ristabilire "l'ordine, l'autorità, il rispetto", Ed è per questo che ha combattuto una battaglia che i socialisti hanno giudicato un po' 'retro'', quella contro il maggio 68. Un altro punto di aggregazione è avvenuto attorno all'immigrazione, un sì alla sua politica di poter scegliere chi arriva nel paese, di definire nuove condizioni perché un immigrato abbia la possibilità di lavorare e di soggiornare.
E' in realtà una lunga campagna quella che Sarkozy ha condotto fin da quando era ministro dell'interno nel 2002: da allora ha piantato i suoi punti di riferimento nel paese, ha spinto lentamente l'elettorato dell'estrema destra di Jean Marie Le Pen verso i suoi riferimenti, gli ha offerto temi e soluzioni che hanno in parte svuotato la capacità di attrazione del vecchio leader del Fronte Nazionale, che la posizione radicale di Jacques Chirac aveva posto in un ghetto, isolandolo ma isolando anche quei voti che ora sono scivolati verso la nuova destra di Nicolas Sarkozy. Passa anche attraverso queste scelte la rottura soffice con il passato neo gollista, anche se Sarkozy è stato attento a porne i simboli - il generale, il suo paese natale, la sua tomba - al centro del suo giuramento di fedeltà al paese e alla sua "grandeur". L'ex primo ministro Jean Pierre Raffarin ha riconosciuto a Sarkozy la capacità di aver ridato alla destra contenuti e obiettivi di cui era carente; un partito di potere ma anche un movimento capace di mobilitare le morali e le coscienze. E' il progetto che ora dovrà mostrare di saper applicare nei cinque anni che ha di fronte come presidente della repubblica di Francia
La candidata socialista ha riconosciuto da parte sua la sconfitta ma ha promesso di "continuare" per proseguire la sua lotta per il rinnovamento della sinistra. E rivolgendosi ai tanti sostenitori che nonostante la sconfitta continuavano a chiamarla a gran voce ha detto:" siate fiduciosi, mantenete intatto il vostro entusiasmo. Altri appuntamenti democratici ci aspettano". Il presidente eletto ha voluto ribadire fin dal suo primo intervento i temi di fondo della sua campagna: il tema dei valori - lavoro, autorità, onestà, fraternità, grandeur - tema centrale per quest'uomo deciso e talora spigoloso, che ha scelto contro il parere di tanti amici e collaboratori la direzione di una campagna elettorale che si è dimostrata centrata e vincente. Nel suo primo intervento ha lanciato un appello agli africani "per decidere insieme una politica di immigrazione e definire una politica di sviluppo ambiziosa"; ha chiesto a Washington di non ostacolare "la lotta contro il riscaldamento del pianeta"; ha chiesto ai partner europei di ascoltare "la voce dei popoli" ribadendo di credere "sinceramente e profondamente" nella costruzione europea. Ed ha infine promesso che la Francia sarà a fianco "degli oppressi del mondo". Sarkozy si è detto cambiato dopo l'investitura ufficiale del partito il 14 gennaio del 2007. Da allora la sua preoccupazione é stata di convincere i francesi che quella del paese è prima di tutto una crisi morale, di identità. E' per questo che ha messo in prima linea la necessità di ristabilire "l'ordine, l'autorità, il rispetto", Ed è per questo che ha combattuto una battaglia che i socialisti hanno giudicato un po' 'retro'', quella contro il maggio 68. Un altro punto di aggregazione è avvenuto attorno all'immigrazione, un sì alla sua politica di poter scegliere chi arriva nel paese, di definire nuove condizioni perché un immigrato abbia la possibilità di lavorare e di soggiornare.
E' in realtà una lunga campagna quella che Sarkozy ha condotto fin da quando era ministro dell'interno nel 2002: da allora ha piantato i suoi punti di riferimento nel paese, ha spinto lentamente l'elettorato dell'estrema destra di Jean Marie Le Pen verso i suoi riferimenti, gli ha offerto temi e soluzioni che hanno in parte svuotato la capacità di attrazione del vecchio leader del Fronte Nazionale, che la posizione radicale di Jacques Chirac aveva posto in un ghetto, isolandolo ma isolando anche quei voti che ora sono scivolati verso la nuova destra di Nicolas Sarkozy. Passa anche attraverso queste scelte la rottura soffice con il passato neo gollista, anche se Sarkozy è stato attento a porne i simboli - il generale, il suo paese natale, la sua tomba - al centro del suo giuramento di fedeltà al paese e alla sua "grandeur". L'ex primo ministro Jean Pierre Raffarin ha riconosciuto a Sarkozy la capacità di aver ridato alla destra contenuti e obiettivi di cui era carente; un partito di potere ma anche un movimento capace di mobilitare le morali e le coscienze. E' il progetto che ora dovrà mostrare di saper applicare nei cinque anni che ha di fronte come presidente della repubblica di Francia
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