Storica intesa fra i protestanti del Dup e i cattolici dello Sinn Fein per il varo del nuovo governo biconfessionale, il prossimo 8 maggio.
Un’intesa storica poiché mette fine, se tutto andrà bene, a un’impasse durata quattro anni e mezzo e apre le porte a un’applicazione definitiva degli Accordi di pace del Venerdì Santo, firmati nell’ormai lontano 1998: «Tutto quel che abbiamo fatto da dieci anni a questa parte è servito a preparare questo momento: è un giorno molto importante per i nordirlandesi, ma anche per la popolazione e la storia di queste isole» britanniche, ha concluso Blair, per cui si tratterebbe di un risultato cruciale. Il primo ministro è stato all’origine degli accordi del 1998, e sbloccare definitivamente i negoziati, a pochi mesi da quando lascerà il potere, significa asssociare al suo nome un lascito politico indimenticabile. Anche il premier irlandese Bertie Ahern ha evocato gli accordi del 1998, esprimendo la propria «determinazione perché le fasi finali del processo di pace vengano completate con successo.Poco prima, nella brevissima conferenza stampa seguita all’incontro, il leader protestante Ian Paisley (Dup) e quello cattolico Gerry Adams (Sinn Fein) avevano parlato rispettivamente di «una grandissima opportunità» e dell’inizio «di una nuova era nella politica di quest’isola». Paisley aveva sottolineato come «il giustificato rifiuto delle tragedie e degli orrori del passato non possa diventare una barriera per creare un futuro migliore per i nostri figli», pur aggiungendo come «rimanga ancora molto lavoro da fare» prima di ultimare i dettagli per il programma del nuovo esecutivo; Adams da parte sua ha avvertito che fino all’8 maggio il suo partito «non darà nulla per scontato».
Paisley e Adams, nemici giurati, leader dei partiti più estremisti sia della parte protestante che di quella cattolica, sono nuovamente usciti vincitori dalle elezioni del 7 marzo. Dopo le precedenti politiche però il governo era rimasto lettera morta per l’impossibilità di accordare Dup e Sinn Fein. Adesso tutto sembra cambiato. L’accordo oggi annunciato costituisce quanto chiesto da Londra per revocare la scadenza - fissata oggi a mezzanotte - per la formazione del nuovo esecutivo, pena la chiusura del Parlamento regionale: il ministro per l’Irlanda del Nord, Peter Hain, aveva infatti ribadito che voleva far applicare l’ultimatum ma aveva lasciato aperta la porta ad una prorog, a condizione che questa venisse richiesta da tutti i partiti nordirlandesi. Sabato era stato il solo Paisley a insistere per un rinvio di sei settimane, proprio con l’obbiettivo di un varo del nuovo esecutivo nel mese di maggio.
Paisley ha evidentemente convinto Adams - favorevole al rispetto delle scadenza del 26 marzo - della necessità di rimandare. Così si è stabilito un precedente di collaborazione con i nemici storici dello Sinn Fein, che Londra spera costituisca un punto di non ritorno. La nuova assemblea uscita dal voto del 7 marzo scorso si è riunita per la prima volta il 13 marzo: al Dup, partito di maggioranza relativa fra tutte le comunità, spetterà esprimere il premier (Paisley) e quattro ministri; allo Sinn Fein andranno il vicepremier (Martin McGuinness, numero due del partito) e tre dicasteri, mentre i rimanenti tre Ministeri verranno distribuiti tra le formazioni minori; Londra continuerà a gestire la politica estera e di difesa.
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