Monti il Totalitario pro-Banchieri (Un Comunista per i Mercati. Un Socializzatore per il Bene della Speculazione)
Che dire, caro lettore? Sul Corriere appare una intervista ad un esultante Attilio Befera, il capo di Equitalia, che tripudia: «Segreto bancario finito, ora abbiamo più poteri. Così scopriremo gli evasori». Potremmo consolarci pensando che il Fisco finirà per annegarsi da sè in miliardi di dati – la maggior parte del tutto inutili – tali da paralizzarsi da solo. Per dirla con Raffaello Lupi, docente di Diritto tributario non privo di humor, quando le tracce sono milioni, nemmeno il miglior ricercatore di orme Sioux ci si raccapezza.
Ma proprio questo ci dice che la mitica «caccia all’evasore» non è lo scopo dell’abolizione del segreto bancario, nè il motivo dell’esultanza di Befera. Il tripudio, vicino al delirio d’onnipotenza, è dovuto al coronamento del sogno di ogni alta burocrazia – specie italiana: esercitare il controllo totale su tutti i privati, ficcare il naso negli affari minimi di ciascun contribuente, a scopi polizieschi o semplicemente per godere del potere indebito di farsi i fatti altrui. L’alta burocrazia guarda ai cittadini (che la pagano) come nemici (perchè non la pagano abbastanza) e comunque come sospetti da tenere sotto sorveglianza e da smascherare. O almeno, da tenere sotto schiaffo con il continuo timore di essere colti in fallo dall’occhio onnipotente del Pubblico Potere.
È lo stesso motivo per cui la magistratura d’accusa compie intercettazioni telefoniche a tappeto, senza limiti, indiscriminati ed arbitrarie, e non tollera limitazioni su questa pratica di violazione della libertà personale. Ho già detto più volte il perchè: per la burocrazia pubblica, tributaria, giudiziaria o comunque castale, i cittadini privati sono sospetti in via di principio, in quanto esercitano atti di volontà privati; ossia esercitano, per dirla in breve, la libertà. La «cultura» burocratica pubblica ammette come lecite solo le azioni dei cittadini e contribuenti quando coincidano con la Volontà Generale. Se costoro esercitano atti secondo la loro volontà particolare e personale, essi delinquono(1). O sono sospettati di delinquere.
Sono noti i corollari di questa mentalità: «Chi teme le intercettazioni (o il frugamento nei suoi conti correnti) è perchè ha qualcosa da nascondere. Chi non ha nulla da nascondere, accetta l’intrusione nella sua vita privata con entusiasmo». Infatti è prescritto l’entusiasmo. Chi si rassegna senza sorridere, è sospetto. Sùbito un’indagine tributaria, sùbito il telefono sotto controllo! Qualcosa di sporco si scoprirà… La «trasparenza» è esaltata come una conquista ultima di civiltà. Tutti noi dobbiamo essere trasparenti davanti allo Stato e ai suoi organi amministrativi o polizieschi.
È stato evocato a questo proposito il Grande Fratello del romanzo di George Orwell, ed effettivamente quel televisore interattivo che occupava ogni casa del falansterio orwelliano, somiglia molto ad Equitalia munita dei suoi nuovi poteri d’intrusione: attraverso il televisore tu guardavi il Grande Fratello in comizio, ma il Grande Fratello poteva vederti, vedere ogni cosa che facevi. Magari non avrà guardato tutti in tutti i momenti; ma la possibilità c’era, e il dubbio bastava a togliere la libertà alle persone. Forse il Grande Fratello sta spiando proprio te. Cosa stai scrivendo? Perchè ti sottrai alla vista nell’angolo morto? E non spegnere il televisore! La psico-polizia farà irruzione.
Ma questo paragone minaccia di essere debole. Le burocrazie e le caste mirano palesemente più in alto: aspirano all’onniscienza, al giudizio morale senza appello, a giudicare senza essere giudicate da nessuno, e all’onnipotenza punitiva. In altri termini, vogliono essere Dio.
Nei cessi dei seminari di un tempo si poteva trovare la scritta «Dio ti vede!»: era un ingenuo appello alla coscienza personale, e un leale tributo alla inviolabilità della persona. «Solo» Dio ti vede e giudica, la Chiesa non fa altro che avvertirti della Sua Onniscienza. L’alta burocrazia vuol fare di più: la persona è violabile a piacere ed arbitrio.
Recentemente, un procuratore ha preteso – con apposito decreto – di «sollevare» un avvocato difensore dal segreto professionale: riferisse quello che gli aveva confidato il suo cliente, altrimenti… Tale procuratore pensa evidentemente che il diritto alla difesa, lungi dall’essere un pilastro inamovibile del diritto, sia qualcosa di fungibile, da eliminare se l’accusa ne ha bisogno per perseguire l’accusato (2): dunque, ritiene l’accusato già colpevole, e pretende nè più nè meno che l’avvocato difensore deponga contro il suo cliente difeso.
Nemmeno il KGB, nemmeno gli «Organi» del defunto PCUS giungevano a tanto. Al massimo, procuravano all’accusato un avvocato membro del Partito e obbediente alla sua linea, oppure facevano a meno dell’avvocato, trasformando il processo in «procedura amministrativa». E convincendo l’accusato a dichiararsi colpevole con opportuni trattamenti. Dal che si vede che il totalitarismo ha fatto passi da gigante, passando dal sovietismo alla «democrazia».
La novità è che il nostro capo di governo Mario Monti abolisca il segreto bancario in nome del «libero mercato». Sicuramente Monti si considera un liberista; eppure – stante la necessità o il pretesto di raccogliere con tutti i mezzi denaro per i creditori esteri del debito pubblico italiano – attua il detto che Mussolini dettò una volta, ma senza applicarlo veramente: «Tutto nello Stato, tutto per lo Stato, niente al di fuori dello Stato». Tutti i totalitarismi, del resto, hanno giustificato i loro arbìtri contro i cittadini con lo stato di necessità: combattere il terrorismo globale, smascherare i sabotatori del Piano Quinquennale, identificare e schiacciare gli evasori fiscali… Lo Stato totalitario è perennemente «in lotta» contro i nemici, per lo più interni; da qui l’instaurazione di leggi d’eccezione, tribunali speciali, corti marziali, elininazioni senza processo, brevi manu, col classico colpo alla nuca. Il fine giustifica i mezzi.
Da questi pochi spunti, comincia a risultare un curioso lato del senatore Monti: costui, che si crede probabilmente libero da pregiudizi ideologici, appare invece un collettivista. Solo, non un collettivista per conto del proletariato, bensì un collettivista per la banche. Un socializzatore per il bene della speculazione. Un comunista per i «mercati» internazionali.
Le cosiddette sinistre del nostro Paese lamentano che Monti non ha inflitto una imposta patrimoniale sulle grandi fortune. Errore e malafede: con la super-ICI, Monti ha imposto una patrimoniale spoliatrice sulle piccole fortune. Non solo ha aggravato le aliquote; ha aggravato le rendite catastali del 60%. E spero sia chiaro: non ha rivalutato le rendite catastali, con un occhio di riguardo per gli immobili vecchi. Case popolari e capatecchie, o ville e attici in centro, sono tutti aumentati del 60%. È stato già notato che molte famiglie povere e coppie di vecchi, che abitano in case decrepite comprate quarant’anni fa, diverranno insolventi a causa di questo aggravio, perchè non hanno i liquidi per pagare la tassa. La patrimoniale di Monti è regressiva: colpisce i poveri più che i ricchi.
Dov’è finita l’Equità di cui Monti si riempie la bocca? Così si lagnano i sindacati, o fanno finta perchè premuti dai loro iscritti, che sono per lo più pensionati. Dovrebbero ricordare che l’uso di una «lingua di legno» (o neo-lingua orwelliana) è uno dei caratteri invariabili dei totalitarismi ideologici; e generalmente le parole adottate nelle neo-lingue totalitarie significano il contrario di quel che dicono. Il Paradiso del Proletariato staliniano era l’inferno in terra. La dittatura del proletariato era la dittatura «sul» proletariato da parte di una nomenklatura. Il Grande Balzo in Avanti di Mao Tse Tung fu un Precipizio all’Indietro dell’economia e persino della civiltà cinese.
Così, quando Padoa Schioppa scrisse nel 1987 il Rapporto sulla moneta unica per la Kommissione Europea, lo intitolò «Efficienza Stabilità Equità»: ma chiarì nel testo che il mercato unico avrebbe provocato flussi finanziari incontrollati, e di conseguenza «inevitabili squilibri» tra le nazioni europee – dunque una instabilità estrema e violenta – che secondo lui avrebbe indotto gli Stati nazionali a cedere i resti della loro sovranità ai tecnocrati. È esattamente quello che è successo. Sicchè quando si sente qualche eurocrate evocare «Efficienza Stabilità Equità», si dia per certo che ci preparano inefficienze, instabilità e iniquità.Così come il Patto di Crescita e Stabilità ha prodotto mancata crescita, anzi recessione, e instabilità mai viste nella zona euro.
Era così anche a Mosca. La patrimoniale di Monti, che ha intenti punitivi, si configura come un esproprio proletario, nel senso di «esproprio del proletariato». L’aggravio raggiungerà effetti di spoliazione per le seconde case (la Volontà Generale è moralista, vuol surtassare la vacanza) e per i proprietari di più immobili. La proprietà privata immobiliare viene intaccata con particolare ferocia. Si dice: per forza, le case sono beni visibili al fisco, era il modo più rapido per scremare denaro. Credo che questa risposta sottovaluti la furia ideologica – collettivista pro-banche – che anima il professore-senatore. A Washington gli hanno spiegato che la proprietà immobiliare è un immobilizzo improduttivo di capitale: il che è parzialmente vero se il mal della pietra (o del mattone) italiano sottrae capitali ad attività imprenditoriali produttive. Ma dal punto di vista del Washigton Consensus, il capitale investito in immobili – che per le famiglie è un modo di assicurarsi che in futuro, da vecchi, quando le pensioni non saranno in grado di pagare un affitto, non si sarà cacciati di casa – è uno spreco per un altro motivo: il risparmio va convogliato verso la finanza speculativa, fondi pensioni, fondi d’investimento, hedge funds, altrimenti è uno spreco. Il massimo dell’iniquità. L’Equità secondo il Collettivista pro-banche consiste dunque nell’espropriare e punire la proprietà immobiliare: proprietà «privata» per eccellenza, dunque eminentemente peccaminosa (3).
Ciò viene attuato, nel caso nostro, dalla manovra a tenaglia del rincaro fiscale più rivalutazione delle rendite catastali da una parte, e dall’altro dalla invendibilità e illiquidità delle case fra privati, causa paralisi del credito. In questa tenaglia, le abitazioni hanno valori in calo drammatico sul mercato per mancanza di compratori, mentre sono tassate su valori alti e irreali. I multi-proprietari saranno probabilmente costretti a vendere qualche immobile per pagare le tasse col ricavato, e non potranno, sicchè saranno insolventi o inadempianti («Evasori!»). Lenin non poteva escogitare di meglio.
Questa evidenza è resa più chiara se si vede il trattamento privilegiato che l’altro Mario totalitario, Draghi, nella sua carica di banchiere centrale, ha riservato alle banche. Alla BCE è vietato, come ormai si sa anche troppo, comprare titoli degli Stati in difficoltà, per finanziarli. Le banche in difficoltà a finanziarsi, per contro, potranno bussare alla porta della BCE, e portando come «collaterale» qualunque titolo di credito, anche marcio e putrefatto, ottenere dalla Banca Centrale finanziamenti illimitati al tasso dell’1%. Con questo denaro regalato all’1%, Draghi conta che le banche compreranno titoli pubblici italiani che rendono il 7: un buon affare in più per la finanza.
Non c’è crisi che tenga, la finanza fa sempre affari. Naturalmente, il «libero mercato» viene eliminato, quando si tratta dei finanzieri, banchieri e speculatori. Per loro, esiste il sussidio del super-Stato, la protezione contro la bancarotta.
Gli Stati, invece, vadano a chiedere prestiti sul «libero mercato». Lo stesso dicasi per i lavoratori. Il collettivismo defunto, sovietico, si faceva almeno carico dei lavoratori: dava pseudo-salari in cambio di pseudo-lavoro come in URSS, ma almeno non esisteva disoccupazione e i lavoratori avevano assicurato i consumi minimi. Il collettivismo pro-banche, invece, provoca licenziamenti in massa, e abbandona i disoccupati al «libero mercato»: che si cerchino un posto, se lo trovano sul «mercato».
Come tutti i totalitarismi «di sinistra» (e Monti è «di sinistra») l’effetto è un tritacarne sociale, ma qui con l’aggiunta di commissioni bancarie: vedansi i pensionati minimi costretti ad aprire un conto corrente per farsi pagare la pensione. E pazienza se il tritacarne avesse uno sbocco, una prospettiva di miglioramento futuro: si tira la cinghia ma si resta nell’euro, si tira la cinghia ma il debito diminuisce… È esattamente il contrario. Perchè, come già nel totalitarismo sovietico, il programma è sbagliato su una diagnosi totalmente sbagliata, perchè ideologica. Secondo questa diagnosi, sono gli Stati-cicala (Italia) o i privati-cicala ad indebitarsi follemente, degni dunque di punizione e di «austerità» estreme per tornare ai pareggi di bilancio. Invece sono state le banche ad indebitare follemente, e Stati e privati a lasciarsi indebitare perchè i tassi erano artificialmente bassi, come voleva Berlino. Nei Paesi a cui l’euro tagliava la competitività, questo indebitamento è fatale quando (dal 2008) le banche hanno smesso di finanziare con facilità.
La cura dunque è, per gli Stati stra-indebitati, riguadagnare competitività, crescere di più, eventualmente adottando una valuta ribassata. La terapia delle austerità e del rientro dei bilanci uccide in germe ogni speranza di crescita, e di pagare i debiti. E a dirlo non è uno statalista, bensì Martin Wolf, editor ed analista del Financial Times: che almeno, non è collettivista.
Resta il fatto che avremo il tritacarne senza prospettive. Uscire dall’euro e ripudiare il debito realizzerebbe il tritacarne, ma con prospettive e libertà nuove. Ma questo è un pensiero che la psico-Polizia punisce severamente.
Benvenuti nello Stato Sovietico dei Banchieri.
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1) Il Terrore giacobino del 1790-92 si configura come la dittatura della Volontà Generale. Come ho già notato altrove, Hegel colse acutamente il valore simbolico della ghigliottina come mezzo d’esecuzione: «Tutte le teste devono cadere, perchè trionfi la Volontà Generale». Non a caso Robespierre era chiamato l’Incorruttibile, perchè si supponeva che non avesse una volontà privata, ma la sua testa coincidesse perfettamente con la Volontà Generale. Dal che si deduce che le volontà particolari sono delitto.
2) Il fatto è stato denunciato dal presidente delle Camere Penali.
3) Al contrario, la proprietà di quote azionarie è sempre stata vista bene e di fatto detassata. La convergenza tra collettivismo e capitalismo è ben illustrata dal socialismo fabiano britannico, che vedeva con favore la trasformazione delle imprese da un padrone singolo e identificato, ad una proprietà azionaria diffusa e anonima, mentre la figura del proprietario-imprenditore veniva sostituita da manager. Ciò, secondo i fabiani, avvicinava la possibilità di espropriare collettivamente le imprese, e metterle sotto la gestione di tecnici. Socializzazione e capitalismo finanziario non sono affatto antitetici, anzi: i due sistemi aspirano ad adottarsi a vicenda, a fondersi l’uno nell’altro. Entrambi sono «internazionalisti» (nemici degli Stati nazionali) e materialisti scientifici (considerano tutto ciò che esula dal calcolo economico, religione, amor di patria, eroismo, come «sovrastrutture»).
Su www.rischiocalcolato.it del 13/12/2011, tratto da www.EFFEDIEFFE.COM
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