L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto. (Goethe)

giovedì 15 dicembre 2011

Benvenuti nello Stato Sovietico dei Banchieri


Monti il Totalitario pro-Banchieri (Un Comunista per i Mercati. Un Socializzatore per il Bene della Speculazione)


di Maurizio Blondet

Che dire, caro lettore? Sul Corriere appare una intervista ad un esultante Attilio Befera, il capo di Equitalia, che tripudia: «Segreto bancario finito, ora abbiamo più poteri. Così scopriremo gli evasori». Potremmo consolarci pensando che il Fisco finirà per annegarsi da sè in miliardi di dati – la maggior parte del tutto inutili – tali da paralizzarsi da solo. Per dirla con Raffaello Lupi, docente di Diritto tributario non privo di humor, quando le tracce sono milioni, nemmeno il miglior ricercatore di orme Sioux ci si raccapezza.

Ma proprio questo ci dice che la mitica «caccia all’evasore» non è lo scopo dell’abolizione del segreto bancario, nè il motivo dell’esultanza di Befera. Il tripudio, vicino al delirio d’onnipotenza, è dovuto al coronamento del sogno di ogni alta burocrazia – specie italiana: esercitare il controllo totale su tutti i privati, ficcare il naso negli affari minimi di ciascun contribuente, a scopi polizieschi o semplicemente per godere del potere indebito di farsi i fatti altrui. L’alta burocrazia guarda ai cittadini (che la pagano) come nemici (perchè non la pagano abbastanza) e comunque come sospetti da tenere sotto sorveglianza e da smascherare. O almeno, da tenere sotto schiaffo con il continuo timore di essere colti in fallo dall’occhio onnipotente del Pubblico Potere.

È lo stesso motivo per cui la magistratura d’accusa compie intercettazioni telefoniche a tappeto, senza limiti, indiscriminati ed arbitrarie, e non tollera limitazioni su questa pratica di violazione della libertà personale. Ho già detto più volte il perchè: per la burocrazia pubblica, tributaria, giudiziaria o comunque castale, i cittadini privati sono sospetti in via di principio, in quanto esercitano atti di volontà privati; ossia esercitano, per dirla in breve, la libertà. La «cultura» burocratica pubblica ammette come lecite solo le azioni dei cittadini e contribuenti quando coincidano con la Volontà Generale. Se costoro esercitano atti secondo la loro volontà particolare e personale, essi delinquono(1). O sono sospettati di delinquere.

giovedì 1 dicembre 2011

"NOI CREDIAMO", Un libro di Giorgia Meloni.

"Noi crediamo. Crediamo nei giovani, nella politica, nella giustizia, nell'eguaglianza, nel merito. Crediamo nella nostra Nazione, una Nazione nata centocinquant'anni fa dal sacrificio di un gruppo di ragazzi, molti dei quali poco più che ventenni. Una banda di idealisti, sognatori e poeti, capaci di abbandonare tutto e prendere le armi per inseguire l'utopia dell'unità nazionale." 

In un momento di crisi - della politica, dell'economia, degli ideali - serve ricordare da dove veniamo, il nostro patrimonio di valori e cultura, la nostra identità. Perché, mai come ora, è pericoloso cedere alla tentazione del disimpegno, dell'apatia e del qualunquismo mascherati da lotta alla "Casta", da antipolitica. È vero, quella di oggi è una società bloccata. Bloccata da rendite di posizione, dalla mancanza di mobilità sociale, da vecchi schemi che non corrispondono più alla realtà, che invece è profondamente mutata. E sono i giovani a pagare il prezzo più alto, costretti a vivere un presente di precarietà e a immaginare un futuro ancora più incerto. 

Per loro c'è bisogno di aggredire dalle fondamenta la società dei privilegi consolidati e costruire sulle sue macerie l'Italia del merito capace di far emergere e premiare l'energia visionaria, la tenacia, il talento. Giorgia Meloni, il più giovane ministro nella storia della Repubblica, ha raccolto le storie di ragazzi e ragazze che vivono con coraggio, determinazione, passione. 

Alcuni sono famosi, come Federica Pellegrini o Mirco Bergamasco, altri no, ma non sono meno importanti, perché tutti protagonisti di storie esemplari e avvincenti, che meglio di molti discorsi illustrano i princìpi - dalla lotta alla mafia alla difesa della vita - per cui l'autrice si batte da anni e che ne hanno ispirato l'intera attività politica. Sono storie che nascono da un incontro, da una sintonia di valori, dalla certezza che le vite di questi giovani servono ad altri. E che servono all'Italia per essere un Paese migliore.