Il 1° maggio del 1945 è una data storica, poiché fu proprio in quel fatidico giorno che si concluse la II guerra mondiale.
L’Italia e l’Europa tutta sono pronte a festeggiare la fine dei drammi portati dalla guerra, ignari però di ciò che stava per accadere nei territori dell’Italia nord-orientale.
Fu proprio infatti in quel 1° maggio che le truppe comuniste jugoslave del maresciallo Tito iniziarono a dare la caccia ai molti italiani, e non, presenti in quei territori.
Molti finirono nelle foibe, cavità carsiche caratteristiche di quelle zone.
L’ infoibamento era un rituale tragico e barbarico: le vittime legate a due a due con il filo spinato venivano portati sull’orlo della voragine e ad uno dei due veniva sparato un colpo alla nuca e, cadendo,trascinava giù anche l’altro.
Questa mattanza, durata per oltre quaranta giorni, ha costretto circa 350.000 persone a lasciare le proprie case per sfuggire all’omicida regime comunista Jugoslavo. Tutti, infatti, sapevano che bastava non essere comunisti per rischiare di essere infoibati.
In Istria, invece, la pratica degli infoibamenti iniziò già nel settembre 1943. I carnefici furono i partigiani di Tito, esecutori delle direttive dei loro capi e dell’Onza, polizia segreta di quel regime.
L’incubo finì il 12 giugno, quando le truppe alleate indussero quelle slavo- comuniste a lasciare la città.
Per lunghi anni i martiri delle foibe e gli esuli Giuliani, Fiumani e Dalmati, sono stati dimenticati dall’Italia. I tragici ricordi, infatti, costituivano verità scomode da non essere ricordate per non creare problemi a certe formazioni politiche, le quali di certo non ne avrebbero tratto vantaggi in termini di propaganda politica.
Finalmente nel 2004 con la legge n. 92 il Parlamento Italiano ha istituito il 10 febbraio quale “giorno del Ricordo” per conservare
e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani vittime delle foibe
Nessun commento:
Posta un commento