L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto. (Goethe)

venerdì 14 giugno 2013

Il deficit della vasca da bagno Italia non preoccupa più Bruxelles

fonte: temi.repubblica.it/limes

di Giorgio Arfaras
[Carta di Laura Canali]

Lo stock di debito pubblico del nostro paese ha raggiunto "il bordo", ma dal rubinetto di Roma sgorga meno deficit che da quelli di Parigi o Madrid. La Commissione Europea ne ha tenuto conto.


Per capire l'oggetto del contendere legato alla fine delle possibili sanzioni europee contro l'Italia a causa del suo bilancio pubblico mal messo (ossia quel che è chiamata “la fine del castigo europeo” - con la conseguenza che “possiamo finalmente usare il bilancio pubblico per rilanciare la crescita”), usiamo la metafora della vasca da bagno.
Immaginiamo il debito pubblico come l'acqua in una vasca da bagno (lo stock) e il deficit come l'acqua che esce dal rubinetto (il flusso). Il primo aspetto è il debito pubblico che può essere di piccole o grandi dimensioni: ossia, la vasca da bagno ha poca acqua oppure molta. Il secondo aspetto è la sua crescita, che può essere alta o bassa: ossia, il rubinetto può essere molto o poco aperto.
Il debito italiano è grosso - la vasca da bagno è molto piena ormai da anni - ma il rubinetto della crisi da noi ha una portata modesta. Se giudichiamo i debiti pubblici staticamente - cioè guardiamo solo la vasca da bagno - allora l’Italia è messa male. Se, invece, li giudichiamo dinamicamente - cioè guardiamo anche la velocità di crescita dell’acqua, alias il rubinetto - l’Italia è messa meglio di altri paesi come la Francia e la Spagna
Più precisamente: la vasca si riempie o si svuota a seconda di come vanno le cose fra il rubinetto e lo scolo. Il bilancio pubblico, in prima battuta, è il saldo fra uscite non finanziarie ed entrate tributarie (il saldo primario) e, in seconda battuta, è la differenza che si ha fra il saldo primario e il pagamento degli interessi sul debito. Se il saldo primario è positivo - se le uscite sono inferiori alle entrate - ecco che si apre lo scolo e il debito si riduce. Avanza però il pagamento degli interessi - il rubinetto. Se questo è eguale al surplus primario il rubinetto riempie la vasca tanto quanto lo scolo la svuota, e il debito resta eguale. Se il pagamento degli interessi è maggiore del surplus primario il rubinetto riempie la vasca più di quanto lo scolo la svuoti, e il debito cresce.
L'Italia ha un surplus primario (lo scolo aperto) più o meno sostanzioso fin dagli inizi degli anni Novanta; oggi è inferiore agli 80 miliardi di euro. Gli interessi sul gran debito (il rubinetto aperto) si sono dimezzati dalla fine degli anni Novanta, da quando si è entrati nell'euro prima come aspettativa e poi effettivamente. Ma restano cospicui: oggi sono più di 80 miliardi euro. Abbiamo quindi un rubinetto che versa più acqua nella vasca di quanto lo scolo ne porti via. Non molta di più, però: infatti il nostro deficit è inferiore al 3% del pil, uno dei famigerati parametri di Maastricht.

L'obiettivo dell'Eurozona è quello di ridurre in 2 decenni l'acqua della vasca (lo stock del debito) fino al 60% del pil, un altro famigerato parametro di Maastricht. Questo avviene se le spese dello Stato sono ridotte, mentre le entrate aumentano - grazie a una maggior crescita dell'economia a parità di aliquote, oppure con aliquote ridotte. Ossia, il debito si riduce in rapporto al pil con uno scolo che svuota la vasca in misura maggiore rispetto al passato, mentre il rubinetto versa poca acqua perché il costo del debito è sotto controllo.
Facendo dei conti - i numeri si trovano qui - il nostro scolo è abbastanza aperto e si aprirebbe di più se solo crescessimo anche di poco; il costo del debito resta sotto controllo, come accade da qualche tempo, anche grazie agli interventi della Banca Centrale Europea. Perciò l'acqua che esce dal rubinetto è poca e nel tempo la vasca, grazie allo scolo molto aperto, si svuota: non completamente, ma fino al 60% del pil.
A Bruxelles non hanno obiezioni se il risucchio dello scolo viene ridotto seppur di poco per qualche tempo, perché la dinamica del debito italiano è sostanzialmente sotto controllo, a differenza di quella di altri paesi.

lunedì 15 ottobre 2012

Gocce di Sicilia - La Sicilia sulla tua tavola...ovunque tu sia

Da oggi su questo blog diamo spazio ad una lodevole iniziativa e presentiamo GOCCE DI SICILIA

Gocce di Sicilia è il posto giusto per chi ama la Sicilia e la buona tavola, per chi non ama mangiare male, per chi ama i sapori autentici e i profumi della natura, per chi nel cibo vuole trovare un'esperienza e non la semplice alimentazione. La qualità è il nostro chiodo fisso, abbiamo fatto di tutto per scovarla in ogni angolo di Sicilia e adesso la portiamo a casa vostra, sempre al giusto prezzo.


martedì 20 marzo 2012

Anche il kapò Schulz ammette la truffa dell’euro

da il Il Rapporto Aureo 
~ la giusta proporzione tra la misura del valore e il valore della misura
di Francesco Filini
Ebbene sì, anche l’alto rappresentante dell’eurocrazia Martin Schulz ha ammesso pubblicamente che le modalità con cui viene emessa la moneta europea da parte della BCE rappresenta la più grande truffa degli ultimi secoli.
E’ accaduto lo scorso 24 Febbraio durante l’incontro organizzato dal Forum Nazionale Giovani con il Presidente del Parlamento Europeo: un momento di confronto sui temi più svariati tra la nuova generazione italiana e l’alto rappresentate UE. Numerose le domande rivolte all’esponente della socialdemocrazia tedesca, tutte incentrate sul futuro dei giovani. Sono state evidenziate problematiche urgenti come le enormi difficoltà per l’accesso al credito, la disoccupazione giovanile e la scarsa attenzione rivolta dalla vecchia generazione nei confronti della nuova. Ma a movimentare la giornata ci ha pensato un giovane palermitano, Cristian Alicata, esponente romano di Azione Universitaria che ha chiesto al “Kapò” Schulz se non fosse da considerare la truffa più grande degli ultimi secoli il fatto che la BCE emetta denaro dal nulla prestandolo alle banche

commerciali all’1% e che queste poi possano o meno acquistare i titoli del debito degli stati europei a tassi che oscillano tra il 4 e il 7%. Incredibilmente, Schulz ha pubblicamente affermato di essere d’accordo con il giovane Alicata. Il Presidente del Parlamento Europeo ha inoltre sottolineato come la BCE sia la copia della Bundesbank, la Banca Centrale Tedesca nata alla fine della seconda guerra mondiale sulle ceneri della nazionalizzata Deutsche ReichsbankSecondo Schulz, la banca che coniava il Marco ha imposto le regole dell’euro a tutti gli stati dell’eurozona e l’indipendenza della BCE è garantita dalla Germania stessa che non consentirebbe un cambio delle regole; anche se, sempre secondo Schulz, il fatto che la Banca Centrale Europea non possa intervenire direttamente sulla politica monetaria degli stati (come accade in ogni parte del mondo, ad es. negli USA la FED emette il dollaro direttamente al tesoro, così come fa la Bank of England con la sterlina) è un controsenso.

mercoledì 8 febbraio 2012

PAOLO DI NELLA 09/02/1983 - 09/02/2012

"Noi non siamo uomini d'oggi, siamo nati in un tempo sbagliato. Ma siamo nati per davvero."

Paolo amava il suo quartiere, e proprio in nome di questo amore aveva programmato una battaglia per l'esproprio di Villa Chigi, che voleva far destinare a centro sociale e culturale. Per far partecipare gli abitanti del quartiere a questa battaglia sociale, il 3 febbraio sarebbe dovuta cominciare una raccolta di firme. Paolo, impegnato in prima persona nell'iniziativa, aveva dedicato gran parte della giornata del 2 ad affiggere manifesti che la rendevano pubblica. Dopo una breve interruzione, l'affissione riprese alle 22. Durante il percorso non ci furono incidenti, anche se Paolo e la giovane militante che lo accompagnava, notarono alcune presenze sospette. Verso le 0.45 Paolo si accingeva ad affiggere manifesti su un cartellone situato su uno spartitraffico di piazza Gondar. Qui sostavano due ragazzi che, appena Paolo voltò loro le spalle per mettere la colla, si diressero di corsa verso di lui. Uno di loro lo colpì alla testa. Poi, sempre di corsa, fuggirono per via Lagotana. Paolo, ancora stordito per il colpo, si diresse alla macchina, da dove la ragazza che lo accompagnava aveva assistito impotente alla scena.Dopo essersi sciacquato ad una fontanella la ferita ancora sanguinante, Paolo riportò in sede i manifesti e il secchio di colla. Verso l'1.30, rientrò a casa. I genitori lo sentirono lavarsi i capelli, muoversi inquieto e lamentarsi. Lo soccorsero chiamando un'ambulanza, che però arrivò quando ormai Paolo era già in coma. Solo nella tarda mattinata del giorno dopo, il 3 febbraio, Paolo venne operato, e gli vennero asportati due ematomi e un tratto di cranio frantumato. Le prime indagini furono condotte con estrema superficialità dal dirigente della Digos romana incaricato del caso, il dottor Marchionne. Non ci furono infatti né perquisizioni, né fermi di polizia tra gli esponenti dell'Autonomia Operaia del quartiere Africano. La ragazza che era con Paolo, unica testimone dell'agguato, venne interrogata dagli inquirenti che, più che all'accertamento dei fatti, sembravano interessati alla struttura organizzativa del Fronte della gioventù e ai nomi dei suoi dirigenti, magari per dar corpo all'ignobile storiella della "faida interna". L'istruttoria sembrò avere una solerte ripresa quando al capezzale di Paolo arrivò anche l'allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Passato però il momento di risonanza dovuto a questo gesto, tutto tornò ad essere chiuso in un cassetto. La sera del 9 febbraio, alle 20,05, dopo sette giorni di coma, la solitaria lotta di Paolo contro la morte giunse a termine.

giovedì 15 dicembre 2011

Benvenuti nello Stato Sovietico dei Banchieri


Monti il Totalitario pro-Banchieri (Un Comunista per i Mercati. Un Socializzatore per il Bene della Speculazione)


di Maurizio Blondet

Che dire, caro lettore? Sul Corriere appare una intervista ad un esultante Attilio Befera, il capo di Equitalia, che tripudia: «Segreto bancario finito, ora abbiamo più poteri. Così scopriremo gli evasori». Potremmo consolarci pensando che il Fisco finirà per annegarsi da sè in miliardi di dati – la maggior parte del tutto inutili – tali da paralizzarsi da solo. Per dirla con Raffaello Lupi, docente di Diritto tributario non privo di humor, quando le tracce sono milioni, nemmeno il miglior ricercatore di orme Sioux ci si raccapezza.

Ma proprio questo ci dice che la mitica «caccia all’evasore» non è lo scopo dell’abolizione del segreto bancario, nè il motivo dell’esultanza di Befera. Il tripudio, vicino al delirio d’onnipotenza, è dovuto al coronamento del sogno di ogni alta burocrazia – specie italiana: esercitare il controllo totale su tutti i privati, ficcare il naso negli affari minimi di ciascun contribuente, a scopi polizieschi o semplicemente per godere del potere indebito di farsi i fatti altrui. L’alta burocrazia guarda ai cittadini (che la pagano) come nemici (perchè non la pagano abbastanza) e comunque come sospetti da tenere sotto sorveglianza e da smascherare. O almeno, da tenere sotto schiaffo con il continuo timore di essere colti in fallo dall’occhio onnipotente del Pubblico Potere.

È lo stesso motivo per cui la magistratura d’accusa compie intercettazioni telefoniche a tappeto, senza limiti, indiscriminati ed arbitrarie, e non tollera limitazioni su questa pratica di violazione della libertà personale. Ho già detto più volte il perchè: per la burocrazia pubblica, tributaria, giudiziaria o comunque castale, i cittadini privati sono sospetti in via di principio, in quanto esercitano atti di volontà privati; ossia esercitano, per dirla in breve, la libertà. La «cultura» burocratica pubblica ammette come lecite solo le azioni dei cittadini e contribuenti quando coincidano con la Volontà Generale. Se costoro esercitano atti secondo la loro volontà particolare e personale, essi delinquono(1). O sono sospettati di delinquere.

giovedì 1 dicembre 2011

"NOI CREDIAMO", Un libro di Giorgia Meloni.

"Noi crediamo. Crediamo nei giovani, nella politica, nella giustizia, nell'eguaglianza, nel merito. Crediamo nella nostra Nazione, una Nazione nata centocinquant'anni fa dal sacrificio di un gruppo di ragazzi, molti dei quali poco più che ventenni. Una banda di idealisti, sognatori e poeti, capaci di abbandonare tutto e prendere le armi per inseguire l'utopia dell'unità nazionale." 

In un momento di crisi - della politica, dell'economia, degli ideali - serve ricordare da dove veniamo, il nostro patrimonio di valori e cultura, la nostra identità. Perché, mai come ora, è pericoloso cedere alla tentazione del disimpegno, dell'apatia e del qualunquismo mascherati da lotta alla "Casta", da antipolitica. È vero, quella di oggi è una società bloccata. Bloccata da rendite di posizione, dalla mancanza di mobilità sociale, da vecchi schemi che non corrispondono più alla realtà, che invece è profondamente mutata. E sono i giovani a pagare il prezzo più alto, costretti a vivere un presente di precarietà e a immaginare un futuro ancora più incerto. 

Per loro c'è bisogno di aggredire dalle fondamenta la società dei privilegi consolidati e costruire sulle sue macerie l'Italia del merito capace di far emergere e premiare l'energia visionaria, la tenacia, il talento. Giorgia Meloni, il più giovane ministro nella storia della Repubblica, ha raccolto le storie di ragazzi e ragazze che vivono con coraggio, determinazione, passione. 

Alcuni sono famosi, come Federica Pellegrini o Mirco Bergamasco, altri no, ma non sono meno importanti, perché tutti protagonisti di storie esemplari e avvincenti, che meglio di molti discorsi illustrano i princìpi - dalla lotta alla mafia alla difesa della vita - per cui l'autrice si batte da anni e che ne hanno ispirato l'intera attività politica. Sono storie che nascono da un incontro, da una sintonia di valori, dalla certezza che le vite di questi giovani servono ad altri. E che servono all'Italia per essere un Paese migliore.