di Giorgio Arfaras
[Carta di Laura Canali]
Lo stock di debito pubblico del nostro paese ha raggiunto "il bordo", ma dal rubinetto di Roma sgorga meno deficit che da quelli di Parigi o Madrid. La Commissione Europea ne ha tenuto conto.
Per capire l'oggetto del contendere legato alla fine delle possibili sanzioni europee contro l'Italia a causa del suo bilancio pubblico mal messo (ossia quel che è chiamata “la fine del castigo europeo” - con la conseguenza che “possiamo finalmente usare il bilancio pubblico per rilanciare la crescita”), usiamo la metafora della vasca da bagno.
Immaginiamo il debito pubblico come l'acqua in una vasca da bagno (lo stock) e il deficit come l'acqua che esce dal rubinetto (il flusso). Il primo aspetto è il debito pubblico che può essere di piccole o grandi dimensioni: ossia, la vasca da bagno ha poca acqua oppure molta. Il secondo aspetto è la sua crescita, che può essere alta o bassa: ossia, il rubinetto può essere molto o poco aperto.
Il debito italiano è grosso - la vasca da bagno è molto piena ormai da anni - ma il rubinetto della crisi da noi ha una portata modesta. Se giudichiamo i debiti pubblici staticamente - cioè guardiamo solo la vasca da bagno - allora l’Italia è messa male. Se, invece, li giudichiamo dinamicamente - cioè guardiamo anche la velocità di crescita dell’acqua, alias il rubinetto - l’Italia è messa meglio di altri paesi come la Francia e la Spagna
Più precisamente: la vasca si riempie o si svuota a seconda di come vanno le cose fra il rubinetto e lo scolo. Il bilancio pubblico, in prima battuta, è il saldo fra uscite non finanziarie ed entrate tributarie (il saldo primario) e, in seconda battuta, è la differenza che si ha fra il saldo primario e il pagamento degli interessi sul debito. Se il saldo primario è positivo - se le uscite sono inferiori alle entrate - ecco che si apre lo scolo e il debito si riduce. Avanza però il pagamento degli interessi - il rubinetto. Se questo è eguale al surplus primario il rubinetto riempie la vasca tanto quanto lo scolo la svuota, e il debito resta eguale. Se il pagamento degli interessi è maggiore del surplus primario il rubinetto riempie la vasca più di quanto lo scolo la svuoti, e il debito cresce.
L'Italia ha un surplus primario (lo scolo aperto) più o meno sostanzioso fin dagli inizi degli anni Novanta; oggi è inferiore agli 80 miliardi di euro. Gli interessi sul gran debito (il rubinetto aperto) si sono dimezzati dalla fine degli anni Novanta, da quando si è entrati nell'euro prima come aspettativa e poi effettivamente. Ma restano cospicui: oggi sono più di 80 miliardi euro. Abbiamo quindi un rubinetto che versa più acqua nella vasca di quanto lo scolo ne porti via. Non molta di più, però: infatti il nostro deficit è inferiore al 3% del pil, uno dei famigerati parametri di Maastricht.
L'obiettivo dell'Eurozona è quello di ridurre in 2 decenni l'acqua della vasca (lo stock del debito) fino al 60% del pil, un altro famigerato parametro di Maastricht. Questo avviene se le spese dello Stato sono ridotte, mentre le entrate aumentano - grazie a una maggior crescita dell'economia a parità di aliquote, oppure con aliquote ridotte. Ossia, il debito si riduce in rapporto al pil con uno scolo che svuota la vasca in misura maggiore rispetto al passato, mentre il rubinetto versa poca acqua perché il costo del debito è sotto controllo.
Facendo dei conti - i numeri si trovano qui - il nostro scolo è abbastanza aperto e si aprirebbe di più se solo crescessimo anche di poco; il costo del debito resta sotto controllo, come accade da qualche tempo, anche grazie agli interventi della Banca Centrale Europea. Perciò l'acqua che esce dal rubinetto è poca e nel tempo la vasca, grazie allo scolo molto aperto, si svuota: non completamente, ma fino al 60% del pil.
A Bruxelles non hanno obiezioni se il risucchio dello scolo viene ridotto seppur di poco per qualche tempo, perché la dinamica del debito italiano è sostanzialmente sotto controllo, a differenza di quella di altri paesi.